Un piccolo capolavoro, un quadro dipinto a mano di antichissime tradizioni popolari che però sembra non restino ancorate in terra sarda piuttosto vagano apolidi arrivando anche dentro sfumature celtiche, dentro coralità gotiche e cattedratiche, dentro elettronica futuristica o nenie di cantautori che vivono nelle nebbie a bordo lago. E poi la tromba di Fresu restituisce un non so che di blues vecchio di generazioni, di quel suono un po’ Americano e un po’ figlio della storia di templari o visioni simili. “Animas” è il nuovo disco di Beppe Dettori e Raoul Moretti, “Animas” è un viaggio onirico dentro l’uomo e dentro le sue mille sfaccettature, un disco di credenze e di anacoreti, un disco di profezie e di attualità… un disco ispirato dalla società di questa pandemia ma anche dalla rinascita che l’uomo deve imporsi cercando le radici primigenie del suo sentire. “Animas” è un bellissimo disco di sperimentazione e di verità.
Nuovo disco, nuovo tempo, nuove collaborazioni… ma in qualche modo però un suono e una forma che è divenuta un poco la firma di entrambi vero?
(Beppe Dettori)
Di è come dici! È divenuta una nostra cifra stilistica, amalgamare i suoni dell’arpa elettrica col suono acustico della mia chitarra. La voce poi ha il compito di melodizzare e di fare del contrappunto ai fraseggi di Raoul. In questo progetto si era partiti pensando di restare su questa forma, poi in un secondo tempo, abbiamo avuto l’esigenza di coinvolgere qualche amico… Ci siamo ritrovati con tantissimi amici che ci hanno regalato totalmente la loro arte e la loro creatività, mettendosi a disposizione, registrando nella maggior parte dei casi, dal loro home studio. Un enorme regalo di cuore e amicizia che ci ha sostenuto durante tutta la lavorazione.
(Raoul Moretti)
Assolutamente sì. L’equilibrio sonoro che ci siamo costruiti in questi anni è la centralità del nostro lavoro. Tutti i fantastici artisti che hanno partecipato si sono inseriti perfettamente nel nostro suono ad arricchirlo come tante gemme preziose.
La pandemia ha ispirato un disco che è di preghiera, di speranza, di resistenza spirituale… non è così?
(Beppe Dettori)
Speranza, sogno, visione di una nuova coscienza. Rivitalizzare e ripartire come un’autentica Rivoluzione Umana. C’è bisogno di credere nell’uomo e nell’accettazione della luce e dell’oscurità. Allontanando acredine, invidia, presunzione e interessi di pochi ai danni dei molti. Lo so può sembrare il mondo incantato della fantascienza, Star Trek, ma è anche vero che non si può continuare con la cattiveria e l’avidità a condurre l’umanità. Un salto quantico di coscienza, ecco che ci vorrebbe.
(Raoul Moretti)
Una speranza di rinascita percorre in qualche modo il disco, anche nei passaggi più “tormentati”, rappresenta in effetti quello che siamo noi e come stiamo vivendo la realtà dell’ultimo anno.
Parliamo di questo suono. Elettronica e acustica insieme. La soluzione finale è una freccia verso il futuro o un’ancora verso il passato?
(Beppe Dettori)
Le tre esistenze sono da sempre compenetranti. Passato, Futuro e Presente si scambiano i ruoli e la scaletta, si danno precedenza, la fretta di arrivare frena davanti ad un semaforo immaginario che solo l’Ego crea. Come un Continuum spazio tempo o l’Uroboro che continua ad inseguirsi e mangiarsi la coda (Serpens qui caudam devorat) Elettro e acustico insieme possono coesistere perché le persone lo consentono trovando la chiave di lettura. Evviva il poter osare e mescolare i generi musicali creando linfa nuova… poi sta alla sensibilità personale comprendere se esteticamente non crea troppi disagi alle orecchie e al cuore. La risposta a La soluzione finale è una freccia verso il futuro o un’ancora verso il passato? È nella circolarità dei tre regni che continuano ad inseguirsi annullando il tempo.
(Raoul Moretti)
Per noi è una soluzione naturale, la somma delle nostre esperienze artistiche e di quello che siamo ora, in cui ci sentiamo a nostro agio ed esprimiamo noi stessi. Conoscenza del passato, consapevolezza del presente e proiezione nel futuro in continuo dialogo per creare una identità nostra di suono e linguaggio .
Tantissime le collaborazioni. Da Fresu a Van de Sfroos. Perché questa volta vi siete circondati di colleghi e di altre voci?
(Beppe Dettori)
Colleghi ma soprattutto amici con i quali si sono condivisi nel corso degli ultimi 15 anni esperienze live in molti palchi e studi televisivi. In questo progetto, il voler collaborare è nato per esigenze spirituali e per le strutture dei brani che avevamo composto. Abbiamo coinvolto amici e artisti di grande spessore umano e musicale per celebrare la musica, l’arte, i concerti e scacciare la sofferenza dell’allontanamento forzato e della scarsa considerazione da parte delle istituzioni con tutti i lavoratori dello spettacolo. Tutto il resto, cioè le difficoltà oggettive, le distanze sono scomparse si per merito della tecnologia e dei tecnici sia per il valore inestimabile di tutti i musicisti coinvolti.
(Raoul Moretti)
Non avevamo pensato a priori ad un lavoro corale, all’inizio del primo lockdown anzi stavamo lavorando a singoli progetti, poi abbiamo iniziato a confrontarci sulle idee che stavamo elaborando e via via che prendeva forma, sempre con la consapevolezza precisa della centralità del nostro stile e linguaggio abbiamo iniziato a pensare “in questo brano ci starebbe bene….” Ed alla fine ci siamo ritrovati un lavoro corale pieno di artisti con cui avevamo condiviso esperienze negli ultimi anni, animati dalla stima reciproca. È stato meraviglioso come è nato il tutto, nonostante le difficoltà del periodo.
E come fosse un ponte verso il recente passato, aprite il disco con una dedica a Maria Carta. Vuol davvero essere una connessione?
(Beppe Dettori)
Un link con i progetti precedenti, dove Maria Carta è protagonista come musa ispiratrice sia per le radici della tradizione che per la sfrontatezza della ricerca e intrecci musicali, così vicini, spiritualmente, alla nostra visione di musica. Contaminazioni e popoli che incontrandosi si confrontano scoprendo le stesse somiglianze e usanze. Magia e potere rassicurante anche nella destabilizzazione delle decostruzioni distopiche. I Cordas et Cannas suonano assieme a noi in “Oro e Diamante”, istituzione della world-music isolana sin dai primi anni ’70.
(Raoul Moretti)
Abbiamo scelto di aprire il disco proprio creando un ponte con il fortunato album “Incanto Rituale”, dedicato a Maria Carta, per sottolineare questo legame ma proiettandoci poi in altre dimensioni, un disco di brani originali, costruito nel tempo in studio, arrangiato meticolosamente, a differenza dell’immediatezza dei lavori precedenti.