Il 23 febbraio scorso, i Forse Danzica, hanno pubblicato un doppio singolo:
Funerale e Immortali, suo b-side.
Dopo un 2020 intenso con l’uscita di quattro brani, Matteo Rizzi e Marco Boffelli si ripresentano nel 2021 con due pezzi dalle sonorità elettroniche, dal sapore malinconico ma anche delicato, riprendendo temi come la Morte, con l’ansia che suscita, e l’Amore. Abbiamo avuto il piacere di intervistare il duo bergamasco per Mezzogiorno in Musica Indie a cura di Ivana Stjepanovic
1.Ciao ragazzi! Chi sono i forse Danzica e perché questo nome?
Matteo: Siamo Matteo e Marco. Siamo amici, e quindi un po’ di tempo fa siamo andati in vacanza insieme in Polonia, e tra le varie città siamo stati anche a Danzica. Quando un giorno avevo chiesto a Marco se ricordasse quando avessimo deciso di fare questo progetto, lui mi aveva risposto “forse a Danzica”, perché in effetti mentre eravamo a Danzica gli avevo fatto sentire per la prima volta alcune canzoni mie.
2. Cosa significa fare musica per voi? Quale è stata quella “scintilla” che vi ha fatto intraprendere ed iniziare la vostra carriera musicale?
Sempre fatto musica, da bambino giocavo con i miei cugini a fare finta di essere un cantante. A Carnevale del 2006 mi ero vestito sicuramente da Billie Joe Armstrong versione American Idiot, con la cravatta rossa e le borchie. Poi ci sono stati gli studi, alcune amicizie, progetti vari. Per noi fare musica è innanzitutto un’esigenza espressiva, ma anche una questione quasi etica. L’idea è che la musica e l’arte in generale siano una sorta di prodotto collettivo dell’umanità, l’unico che può veramente sopravvivere alla morte di chi lo realizza. Quindi anche se siamo minuscoli e ininfluenti c’è sempre quel senso di responsabilità di star lasciando tracce del nostro passaggio come individui e come specie.
3.Siete tornati con un doppio singolo: Funerale e Immortali. Come mai questa scelta? Come nascono questi due pezzi e perché avete scelto di trattare dei temi, se vogliamo, delicati se non filosofici, come la morte, l’ansia e l’amore?
Il doppio singolo ci consentiva di approfondire il discorso e di creare un dialogo tra le due canzoni. Non credo siano temi necessariamente delicati o filosofici, semplicemente sono cose con cui ci confrontiamo tutti e su cui tutti costruiamo le nostre vite. Negli ultimi anni è andata molto nella musica e in generale l’estetica del quotidiano, delle piccole cose di tutti i giorni, spesso impiegate come metafora di qualcosa di più esistenziale. Diciamo che soprattutto quest’anno credo che tante persone si siano trovate ad avere a che fare con una quotidianità fatta innanzitutto di riflessioni esistenziali, di gestione dell’ansia, di ricerca di senso e di altre cose di questo tipo, quindi penso ci si possa capire.
4.Avete seguito il festival di Sanremo? Cosa ne pensate? Con chi vi piacerebbe collaborare/duettare ?
Si, lo abbiamo seguito. Non ne pensiamo niente in particolare, quest’anno è stato importante per la nostra generazione perché eravamo molto ben rappresentati. Sono contento per i Maneskin, un po’ meno per l’abuso della parola “rivoluzione” in seguito alla loro vittoria. In generale mi sono piaciuti Colapesce e DiMartino e La Rappresentante di Lista in particolare, no n mi dispiaceva il pezzo di Irama. Quindi mi sa che devo dire che mi piacerebbe collaborare con Dardust. Però il mio momento preferito in assoluto è stato quello di Valerio Lundini e dalla grande chiesa 16897 chilometri estesa.
5.Maggiori riferimenti musicali?
Tantissimi. Tra i recenti stranieri direi James Blake, Arca, Ela Minus, Nicholas Jaar e Frank Ocean; tra i recenti italiani Il Quadro di Troisi, Iside, Venerus, Lucio Corsi, Emma Nolde. In assoluto forse Joy Division. Poi tanti classici, Monteverdi, Schoenberg, Debussy, Satie, tutte figure che non credo abbiano direttamente influenzato il modo di comporre ma che mi hanno cambiato tanto a livello di approccio alla musica.
6. Cosa dobbiamo aspettarci da voi, quali sono i vostri obiettivi per questo 2021?
Fare altri singoli, suonare un po’ quest’estate se sarà possibile, e un EP con cinque o sei brani nuovi verso fine anno. L’unico obiettivo è cercare di fare delle cose belle, poi per il resto non c’è fretta.
Ascolta “Funerale/Immortali” su Spotify:
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