Migliaia di Frammenti di Luce è il titolo che Luframilia ha scelto per il suo album d’esordio come solista. Un disco frutto del lavoro di anni che vede finalmente il suo coronamento con l’uscita lo scorso 20 novembre. Pur non essendo stato ideato come concept album, Migliaia di Frammenti di Luce è collegato da una sorta di filo conduttore che lo caratterizza. Ne abbiamo parlato proprio con Luframilia in questa intervista per Mezzogiorno in Musica Indie
1. Raccontaci del tuo percorso musicale fin qui. Da dove arriva il tuo nome d’arte Luframilia?
Sono cresciuto ascoltando il bellissimo carrozzone pop rock / punk dei primi anni 2000. Cercando di emulare alla chitarra i brani dei Green Day e Blink 182, ho iniziato ad avvicinarmi alle sale prove e suonare in varie band. La voglia di fare brani miei e di provare a cantarli nasce in un processo di scrittura degli ultimi dieci anni in realtà, perché ci è voluto molto tempo per crederci e mettere a fuoco l’insieme di quello che volevo realmente fare. Alla fine qualche anno fa mi sono deciso: volevo entrare in studio per iniziare le registrazioni. Nel frattempo cercavo di trovare anche un nome d’arte; in quei giorni avevo già deciso che il mio futuro album si sarebbe dovuto chiamare “Migliaia di Frammenti di Luce”, da cui mi ero inventato questo hashtag #luframilia, con l’intento di usarlo per raccogliere tutto il materiale backstage che stavo iniziando a far trapelare su Instagram, nel quale avevo anche appunto celato cripticamente il titolo dell’album, perché Lu sta per luci, fra per frammenti e milia in latino vuol dire migliaia. Alla fine mi sono reso conto che era un peccato lasciarlo lì solo come un hashtag, mi ci ero anche affezionato, mi suonava bene e non esisteva nient’altro al mondo con questo stesso nome, ho sentito che era la cosa giusta e l’ho scelto.
2. Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo disco “Migliaia di Frammenti di Luce”? Che significato ha per te?
Potete aspettarvi momenti emozionanti! Avete presente quei ritornelli che vi fanno immaginare di essere in cima a una montagna con il vento che vi investe, per poi ritrovarvi nella vostra cameretta da soli al buio mentre strimpellate la vostra chitarra? Beh, è un po’ così che mi viene da descriverlo! Dentro questo lavoro, credo di averci infuso tante parti di me; è qualcosa che è cresciuto con me, e sento che ancora oggi dopo la sua recente pubblicazione continui a evolversi, e mi sembra di scorgere sempre più nuove sensazioni e significati che incredibilmente non mi erano stati chiari prima. Mi fa sentire colmo e libero allo stesso tempo l’idea di averlo fatto: fare un album è un po’ come una seduta di psicanalisi, in sala prove però!
3.Quali sono le tematiche affrontate? E, dal punto di vista del sound dell’album, cosa ci puoi dire?
Potete scorgere paura, rabbia e buio da un lato, ma sicuramente camminando verso l’altra estremità troverete nuovi spiragli di speranza, notifiche di sentimenti e luce. Ho pensato che tutto si fonda dentro i dualismi, amore/paura, luce/buio, e ho immaginato l’album come un tappeto emozionale srotolato in mezzo a due estremi, simboli delle nostre più forti emozioni. Un tessuto pieno di sfumature, di contraddizioni, di indecisioni, perché la verità è imperfezione, e non è monocromatica, e lì in mezzo puoi trovare i tuoi frammenti di luce. Per quanto riguarda il sound, con il mio mix engineer di fiducia, Alessio Mauro, abbiamo costruito una strada che rende perfettamente omaggio a tutto quel filone rock americano primo decennio del 2000, con dei suoni belli pieni e robusti, tra rullantoni e ritmiche di chitarra potentissime, ma abbiamo voluto trovare anche la giusta dosatura per spiragli più intimi, acustici e autoriali, il tutto connesso con un cantato in italiano. È una tracklist che segue, in un saliscendi continuo, le emozioni.
4. Come descriveresti la tua musica con tre aggettivi?
Corale / intima / emozionale
5. Progetti/obiettivi futuri?
Molto presto farò uscire un nuovo videoclip della title track, con la triplice regia e produzione di Filippo Toscano, Tommaso Daffinà e Martina Casetti, bravissimi artisti dell’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria. Non appena sarà possibile, pandemie permettendo, con le dovute sicurezze, vorrei organizzare delle nuove date per promuovere dal vivo i brani del disco, e non vedo l’ora di suonare. Poi in realtà non so bene cosa mi aspetta, ho già iniziato a scrivere qualche nuovo brano, su cui però ancora devo lavorare molto, ho delle idee, delle nuove atmosfere da cercare di inseguire, quindi di sicuro continuerò a fare canzoni, che a oggi resta il territorio che mi affascina di più.
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