Il 2020 non è mica tutto da buttare: ad esempio, dal mondo della musica-senza-concerti sono usciti tanti dischi degni di essere ascoltati. L’Alligatore, che ascolta tutto, ne ha selezionati undici. Da sentire anche nel 2021…
Gang – Ritorno al fuoco
Ritorno al fuoco è il ritorno dei Gang con un disco di canzoni originali, dieci loro nuovi brani più la cover di “A Pa’” di De Gregori, che mi sembrano tra le migliori canzoni dei Gang di sempre. È davvero straordinario come i fratelli Severini invecchiando migliorino, sempre pronti a trovare storie nuove da raccontare con il loro rock potente. Questo cd è un disco di canzoni d’amore nel vero senso del termine, non solo quello classico, come “Amami se hai coraggio”, blues senza tempo o “A volte”, intenso folk-rock a la Gang, ma anche “Concetta”, crudo e struggente, dedicato a una donna che si diede fuoco in una sede Inps a Torino, “Dago”, folk-rock sul linciaggio di 11 italiani negli Usa di fine Ottocento, o “Rojava Libero”, grandissimo rock internazionale/internazionalista con chitarre favolose. Ma tutto, tutto l’album si ascolta con piacere fisico e partecipazione. Per me è il disco dell’anno, che si merita di essere stato il crowdfunding con più adesioni tra i dischi italiani di sempre.
Charlie Risso – Tornado
Bella sorpresa di questa ragazza di Genova che ho visto nascere con il precedente disco e prendere nuove forme con questo. Sto parlando di Charlie Risso uscita un paio di anni fa con Ruins of Memories e oggi con Tornado. Se il precedente era un album dichiaratamente folk, questo è più vario, con momenti di gradevole dream-pop, alternative-rock, fasi cinematiche molto suggestive, senza dimenticare il folk delle origini in qualche pezzo. La voce molto conturbante, il ben calibrato uso dell’elettronica a creare mondi torbidi alla Twin Peaks, che non sfigurerebbero manco in un film di Tarantino, affascinano molto. Musica senza tempo quella di Charlie Risso, pur avendo i piedi ben piantati nella modernità. Luce e buio, dannazione e redenzione, tutto convive in questo piccolo/grande disco. Stupendamente in linea la copertina realizzata appositamente da Jemma Powell, moglie del cantante angolo-italico Jack Savoretti.
Mad dogs – We are ready to testify
Un disco energico/energetico quello dei marchigiani Mad Dogs, di quelli che incontrano il mio gusto di ascoltatore. È il terzo della loro carriera iniziata nel 2009 We Are Ready To Testify, forte e deciso come lascia intendere la copertina: un pugno rosso al centro, aquile ai lati e più sopra sulle montagne dei lupi, con il manico di una chitarra a svettare sulle cime e la scritta del nome della band incendiata. È così il loro rock’n’roll, onesto e viscerale fino al midollo, da ascoltare a volumi alti sfidando il tinnito. Volumi alti per godersi appieno le chitarre massicce e il gran ritmo, i coretti caldi, l’organo psichedelico, l’adrenalina presente dall’inizio alla fine di questo vinile da collezione timbrato Go Down Records. Molti buoni riferimenti, anche se il primo nome che mi salta in mente è quello dei Lords Of Altamont, con i quali hanno pure diviso il palco. Musica anni Settanta che lascia un buon sapore in bocca, sapore vero. Autentico rock’n’roll!
Emanuele Bozzini – Lontano
Peccato che ci siano solo quattro canzoni in questo disco d’esordio del torinese giramondo Emanuele Bozzini, Lontano. Titolo autobiografico, visto la sua vita nomade e la sua esperienza con la band folk-rock belga dei Marichka Connection, per un Ep prodotto dall’eclettico Paolo Rigotto. Quattro canzoni con le quali si stacca dalla band delle origini proponendo un intimo e personale rock cantautorale di gusto internazionale, intenso e nero come un Nick Cave italiano, cantato in italiano con un certo stile. Titoli emblematici quali “L’eremita”, “Lontano”, “Sparirò” e “Il salto”, che ad ascoltarli bene sono meno pessimistici di quanto si pensi. E ad ascoltarlo bene vengono fuori parentele varie, tipo quella con Gaber e per certi versi Capossela. Ma quando sono tanti i nomi che escono, vuol dire che uno ha trovato il suo stile o non ha le idee chiare. Per Bozzini la prima che ho scritto.
Laika flee! – Sorte
Bel rock quello dei Laika Flee! da Terni, che con questo Sorte esordiscono come si deve. Voce, chitarra, e poi basso e batteria, qualcosa di elettronico, ma poco, e testi gridati, più che cantati, stile Negazione. Direi post-rock di battaglia, tra strumentali rabbiosi, altri dai testi incazzati, a tratti intimisti. Si sente la rabbia giovane trattenuta a stento, si sente lo stato di costrizione e forse impotenza. Il disco, come molti ascoltati in questi mesi, è stato fatto nei giorni del lockdown (più o meno), con i tre musicanti chiusi insieme per cinque giorni di primavera/estate (in un pezzo ci sono pure le cicale) a cercare di tirare fuori il meglio. Credo ci siano riusciti, le nove canzoni meritano tutte l’ascolto, dalla prima all’ultima emblematicamente intitolata “Andrà tutto bene”.
Carlot-ta – A silent night
Bella sorpresa di Natale ci ha fatto Carlot-ta, giovane musicante piemontese, tornata dopo due anni dall’ultimo disco con un Ep di canzoni natalizie: A Silent Night. Canzoni natalizie fatte alla sua maniera, tra l’ironico e il macabro, da trentenne disincantata che sa giocare abilmente con la musica. A partire dal suo pianoforte, protagonista assoluto, o quasi, di queste quattro originalissime cover. Si parte con una versione moderna del classicissimo “Silent Nigt”, con una bella estensione vocale, passando poi a “All I want for Christmas is you” della Carey, qui reso in maniera sobria, direi con una recitazione a togliere, per arrivare ai due brani più interessanti, “Santa Claus is coming to town” e “The Little Drummer Boy”. Il primo è molto cinematico, con il piano a dare il ritmo e una certa acidità di fondo, mentre il classico della compositrice Katherine Kennicott Davis, più volte coverizzato, è un vero e proprio gioiellino solenne e misticheggiante, molto anni Sessanta.
Jahbulong – Eclectic poison tones
Classico power-trio proveniente da Verona i Jahbulong, attivi fin dal 2015 contano un omonimo disco d’esordio nel 2017 e uno split con i Mongoose uscito nel 2018 presso la Go Down Records. Con la dinamica label specialista in vinili, sono usciti pure quest’anno per la seconda prova Eclectic Poison Tones. Quarantacinque minuti e rotti per quattro pezzi di delirio heavy stoner di pregiata fattura. Distorsioni e dilatazioni a mille con chitarra e voce, più basso e batteria impegnate a mettere a dura prova le mie orecchie in cuffia. In due canzoni si inserisce perfettamente l’organo, per rendere ancora più gotica la loro musica. Pestanti e suggestivi, ci danno dentro dall’inizio alla fine in modo davvero ammirevole. Copertina del talentuoso Nino Cammarata a raffigurare Giordano Bruno a 420 dalla sua morte. E con la musica dei Jahbulong ci sta benissimo.
Artico – Uscirne illesi
Uscirne illesi è il primo disco degli Artico, gruppo calabrese di autentico alternative-noise-rock cantato in italiano (bravi). Undici pezzi brevi, due/tre minuti al massimo, buone/cattive vibrazioni, pieni e vuoti, testi quasi recitati, a volte gridando stile Fine Before You Came, a volte no. Si vede che non sono dei novellini però, infatti due del gruppo, Yandro Estrada e Ignacio Nisticò facevano parte dei Camera237. Per questo sanno dosare con cura il pathos e le vibrazioni, passando da pezzi più duri a altri intimi/intimisti, e oltre al ritmo ci sono sempre chitarre presenti. Registrato tra Cosenza e Milano l’esordio degli Artico è sicuramente una delle uscite più interessanti di fine anno e posso dire che ne sono usciti più che illesi. Alla prossima!
Pino Marino – Tilt
Ritorna Pino Marino con un nuovo disco dal titolo programmatico Tilt, tante cose da dire e un sacco di ospiti illustri. Un disco di classico cantautorato pop come solo lui, o quasi, oggi è in grado di fare. Dieci canzoni che scivolano via lisce, lasciando in bocca un gusto dolce/amaro, come del resto la fortissima copertina lascia intuire (è “L’ora del bagnetto, Gaza” del fotografo internazionale Emad Nassar). Ospiti illustri, si diceva, come Tosca, per la quale Marino ha scritto “Roma bella”, che canta in dialetto con sentimento e partecipazione, o Ginevra De Marco, che duetta con lui in “Maddalena”, canzone che sembra un classico del cantautorato al primo ascolto, o l’attore Vinicio Marchioni, che recita la title-track finale, chiudendo il cerchio di un disco molto interessante. Segnatevi il titolo, è facile da ricordare: “Tilt”.
Ugo Fagioli – Respira
Esordio particolare quello di Ugo Fagioli con Respira. Si tratta di un disco nato dopo la fine di un amore, con tutto quello che ci può stare dentro, ma senza melodramma. È un’analisi razionale, a volte magari più sentita, ma digerita, metabolizzata direi, sotto forma di ottime nove canzoni in italiano. Pop cantautorale, blues, folk, che ricorda gli Afterhours nella maestosità di certi suoni, Tenco in certi testi malinconici, Edoardo Bennato per certi momenti folk-rock sbarazzini. Molte chitarre, acustiche ma anche elettriche, ritmo, a volte proprio danzereccio, piano, tastiere e una certa ironia liberatoria (pensate solo al titolo). L’album, uscito il 4 dicembre 2020, è stato anticipato da una serie di video a partire da ottobre, una vera e propria webserie che ha anticipato l’uscita dell’album. Una bella iniziativa, come quella di pensare di proiettarli in futuri concerti. Speriamo presto.
Deadburger factory – La chiamata
I Deadburger sono tornati trasformandosi in un vero e proprio ensemble: Deadburger Factory per presentare La chiamata, nuovo loro cd da spiriti liberi. Sempre targato Snowodia Dischi e con uno splendido lavoro grafico di Bacilieri, grande fumettista in piena sintonia con la loro musica che ha disegnato, tra l’altro, uno sciamano in un centro commerciale in copertina. Perché? Perché lo strumento principe del disco è la batteria, con i maggiori interpreti di questo strumento presenti: Bruno Dorella, Zeno De Rossi, Cristiano Calcagnile, Marco Zaninello, Simone Vassallo, oltre i soliti Silvio Brambilla, Lorenzo Moretto, Pino Gulli. Ritmi alti quindi, ma anche chitarre, organi caldi, diverse belle voci, sax per vera musica di confine. Sarebbero da citare tutti i grandi virtuosi presenti ne “La chiamata”, acido, industriale, diretto, maestoso rock d’opposizione sociale.