Restare a guardare dimmi che senso ha? Questa frase racchiude in sè la sintesi di quanto accaduto quel recente 6 Settembre in una piccola cittadina dove tutti si conoscono e purtroppo si conoscono bene anche i “cattivi” da cui stare alla larga. La vicenda ha fatto parlare tutti e tutti hanno detto la propria.
E’ la grande tragedia in un anno che di tragedie ne ha già viste e vissute molte. Ma qui è la storia che si ripete dell’agnello sbranato dai lupi, dell’innocenza spezzata dal branco feroce, ma è soprattutto l’altruismo eroico di chi cerca di strappare un amico alla morte e diventa lui stesso vittima sacrificale. Questo è certamente l’episodio che ha colpito più profondamente le coscienze e la sensibilità di molti.
Quella ad esempio di Gianmarco Colzi, che ha scritto di getto con gli occhi ancora lucidi una canzone semplice e cruda ma delicata, come lo era probabilmente il soggetto, e quella di Caterina, che nei suoi spensierati 16 anni, ha vissuto con commozione e rabbia l’ennesimo affronto alla serenità e alla voglia di vita, un “aggressivo” richiamo alla diffidenza, al timore di doversi sempre guardare alle spalle. Caterina quando ha sentito la canzone ha pensato di farla sua e di interpretarla con semplicità ma con l’obbligo morale di fare un richiamo a tutti sui valori della vita e dell’amicizia, e perchè, come dice lei, “è giusto che di Willy non ci si dimentichi mai”.
Caterina (Calieri) ha 16 anni e studia al liceo linguistico. Studia canto da 7 anni, e prende lezioni di chitarra e pianoforte. Questo è il suo esordio ufficiale.
Gianmarco Colzi, autore e musicista. Ha suonato con Rock Galileo, Litfiba ecc. da alcuni anni dirige un centro musicale a Firenze con sala prove, attività didattica e live in streaming.