Nella corsa per ottenere aiuti istituzionali, il settore musicale – prima d’ora – non aveva ancora una valutazione oggettiva da presentare a governi e commissioni per quantificare numericamente i danni causati dalla pandemia da Covid-19. Il vuoto è stato colmato nella mattina di oggi, martedì 17 novembre, da IFPI, l’associazione di categoria che rappresenta l’industria discografica a livello internazionale.
In un rapporto diffuso nelle ultime ore si citano i risultati di un’indagine condotta in collaborazione con Oxford Economics, autorevole società di ricerche di mercato britannica: secondo i dati elaborati nel corso dello studio il valore complessivo dell’industria musicale nei 27 stati membri della comunità europea – con l’aggiunta del Regno Unito – sarebbe da stimare in 81,9 miliardi di euro, per un bacino di occupati pari a due milioni di unità e un valore delle esportazioni parti a 9,7 miliardi di euro, di circa il 13% superiore a quello del settore vinicolo.
Secondo la ricerca, in Italia operano circa 210 realtà discografiche censite, quasi il doppio di quelle registrate in Grecia ma meno delle metà di quelle operative in Spagna, meno di un terzo di quelle attive in Germania e Francia, e meno di un ottavo di quelle presenti sul mercato britannico.