Secondo un sondaggio realizzato nell’ambito della campagna europea #PayPerformers, nata per supportare il recepimento della Direttiva Europea sul Copyright da parte dei singoli stati membri della UE, il reddito generato dalle piattaforme streaming sarebbe superiore ai 1000 euro all’anno solo per il 2,5 degli artisti italiani: nel campione di 473 artisti intervistati il 41,9% ha risposto di non ricevere alcun compenso, il 25,2% di ricevere tra 1 e 100 euro all’anno, il 30,4% tra 100 e 1000 euro l’anno. Solo l’1,5% raggiungerebbe una cifra compresa tra i 1000 e i 5000 euro l’anno, mentre solo lo 0,4% riuscirebbe a maturare royalties dallo streaming per cifre comprese tra i 5mila e i 10mila euro l’anno. Mentre nessuno tra gli intervistati ha dichiarato cifre comprese tra i 10mila e i 20mila euro annui, lo 0,6% degli intervistati ha dichiarato introiti superiori ai 20mila euro.
“I risultati emersi dalla survey sono sconfortanti’, ha commentato Paolo Fresu: “Fanno ancor più effetto se letti nel pieno dell’emergenza Coronavirus. E’ una battaglia di giustizia per tutti, soprattutto per i musicisti e gli interpreti che oggi godono di minori tutele anche se danno un contributo artistico imprescindibile ai successi che oggi sono ampiamente diffusi in streaming. E’ chiaro, a questo punto, che la questione non va rinviata”.
“I tempi sono ampiamente maturi per un cambio di rotta, per riconoscere agli artisti della musica il diritto a una equa remunerazione per lo streaming digitale, così come avviene già da tempo, tra l’altro, per gli artisti del cinema”, ha dichiarato il presidente della collecting Itsright Gianluigi Chiodaroli: “Si tratta, di fatto, di introdurre nel nostro ordinamento un nuovo diritto, seguendo le indicazioni della Direttiva europea sul Copyright”
Fonte Rockol