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Torna Musica in Giallo, la Rubrica sulla Musica di Roberta Giallo. Questa settimana:”TECLA ZORZI: LA COMPOSITRICE E SOUND DESIGNER DAI CAPELLI FLUO SI RACCONTA, PORTANDOCI DENTRO IL SUO MONDO DI COLONNE SONORE e VIDEOGAMES-“

30 giugno 2020

Il mondo sta cambiando e non è certo una novità; il panta rei non è un concetto moderno e gli antichi, a saperli conoscere e interpretare, avevano già detto “tutto” o quasi.

Il “come” certe cose si possono raccontare, però, è sempre differente, e l’abilità o il genio (in più rari casi), stanno proprio nel saper essere originali.

 

Ad ogni modo, se il mondo cambia e cambia da sempre, c’è da aggiungere che cambiare ha accezione neutra e neutrale: talvolta diviene sinonimo di evoluzione, talvolta di involuzione. Va interpretato!

 

Mi rendo conto, il quotidiano me ne dà prova, che non siamo tutti d’accordo su cosa significhi rispettivamente evoluzione o involuzione. Una cosa è certa: avanzano nuovi linguaggi, nuove aree di applicazione della tecnologia alla musica, all’arte, alla gestione della società… che interessano in modo sempre più massiccio giovani e giovanissimi, ma anche meno giovani curiosi e/o necessitati a comprendere “verso dove stiamo andando…”.

 

Di quel che conosco posso parlare, di quel che non conosco preferisco domandare.

Io dei videogiochi non so nulla. Ho abbandonato Super Mario, Donkey Kong e Lara Croft anni e anni or sono, e sono ferma a quel ricordo…

So bene che citarli nel 2020 sarebbe un po’ come parlare di un comodor 64 a chi ha in mano l’ultimo modello avanzato di Ipad…

 

E’ per questo che oggi ho voluto raccontare quello che per me è ancora “il misterioso mondo dei videogames”, attraverso le parole di chi ci combatte tutti i giorni.

E sia chiaro, combattere in tal caso ha doppia valenza significativa: la prima è che spesso i personaggi dei videogiochi combattono contro qualche mostro o simili; la seconda è che chi “ci lavora”, “nel bene e nel male”, ci combatte (ovvero, “ha a che fare con”, e l’aver ha che fare con qualcosa include sempre esiti dialettici, le soddisfazioni e le frustrazioni, gli stimoli e le “cose noiose e stagnanti”, da combattere, appunto…).

 

Non solo con i videogiochi ha a che fare Tecla Zorzi, giovanissima e talentuosa compositrice e sound designer dai capelli fluo (al momento violacei).

Infatti, forte di una  corposa formazione e di una metodica e ineccepibile forza di volontà, negli ultimi tempi ha cominciato a mietere i primi meritatissimi successi, anche nell’ambito delle colonne sonore. Degna di nota è la candidatura del cortometraggio di Lorenzo Scalzo “Honor” alla categoria Best Score al LHI Film Festival, per cui Tecla ha composto le musiche.

 

Confesso che è stato proprio quando ho letto di questa candidatura che ho voluto dedocarle un articolo di approfondimento, per far conoscere una professione “meno conosciuta” ma indispensabile e preziosa in un mondo come il nostro, sempre più “attaccato” con occhi ed orecchie a film e serie Tv, ma ahimè spesso incurante (e non per colpa sua) del “dietro le quinte”, del valore inestimabile dell’intera sinergia di persone che sta dietro al prodotto impacchettato e finito, pronto da “consumare”.

 

Perciò, immergiamoci nella lucida disamina che questa professionista fa del suo specifico settore, e non solo. Ho trovato molto interessanti le sue riflessioni; dalle considerazioni sulle competenze specifiche richieste dal suo ambito lavorativo, al  suo modo sentito-e-sincero di raccontarci la città di Roma…  alla critica esplicita nei confronti di certi meccanismi “incartapecoriti”,  come li ha definiti lei,  dell’attuale “mondo-televisivo”…  Bene, è tutto dentro le sue parole. Buona lettura!

 

Sei una compositrice, ma al tempo stesso una sound designer, e per quel che mi riguarda, sei la prima sound designer donna che io abbia mai conosciuto: come te lo spieghi? Perché _secondo te _ nel tuo settore le donne sono così poche? Mi piacerebbe che tu azzardassi un’analisi.

 

<<Ci sono poche donne sound designer, poche donne fonico, poche donne che si interessano ai synth, poche donne che giocano ai videogame e anche poche donne compositrici.

Queste affermazioni secondo me non sono formulate correttamente: non ci sono POCHE donne che lavorano in questi ambiti, ce ne sono semplicemente DI MENO rispetto agli uomini.

Credo che questo sia frutto di due motivazioni: la prima, meramente tecnica, è che per essere un sound designer ci sono moltissime competenze da dover acquisire: dai microfoni, alle tecniche di registrazione, dai programmi specifici al mix. Se si parla di “sound designer per videogame” la situazione diventa ancora più complessa perché bisogna innanzitutto conoscere l’argomento, quindi essere un videogiocatore, avere delle basi di programmazione e saper utilizzare software dedicati che sono molto complessi.

Tutte queste competenze da imparare sono tante, per cui non credo che sia davvero una questione di genere. In generale i sound designer non sono molti, quelli per videogiochi sono ancora meno;

la seconda è probabilmente frutto di un’eredità culturale restia ad andarsene, per cui le donne non sono tendenzialmente “interessate” ad avere queste competenze, e di certo sono poco invogliate a farlo. I videogiochi sono ancora visti come una cosa “da maschio”, come il suonare la batteria, o il giocare a calcio, ma vedo con piacere che queste convinzioni stanno, seppur lentamente, svanendo. Si fanno largo sempre più tecniche e compositrici di grande talento e in generale ho notato che in questo mondo la voglia di integrazione è tanta e non c’è nessun tipo di differenza di trattamento tra colleghi, di qualunque provenienza o sesso.>>

 

Com’è nata la tua passione per i video games? E quando, prima o dopo quella per la musica?

 

<<La mia passione per i videogame nasce ben prima di quella della musica, in realtà! La prima curiosità è sorta con l’arrivo di una Playstation 1, regalata a mio fratello per Natale, quando io avevo solamente 3 anni. Ovviamente non ero in grado di capire nessuna meccanica di gioco, ma lui per tenermi buona, ogni tanto mi lasciava il joystick e mi lasciava vagare per il mondo di gioco, a fare qualche disastro, ricordandosi scrupolosamente di non salvare nessuno dei progressi da me fatti.

Negli anni successivi ho sempre osservato con incredibile curiosità tutto ciò a cui giocava lui. Poi, crescendo, abbiamo iniziato a giocare insieme e, quando lui non c’era, ogni tanto azzardavo una partita da sola.

Anni dopo, al liceo, mi piaceva chiacchierare con i miei compagni e ascoltarli parlare di questi nuovi videogiochi di cui non sapevo nulla, e di questa novità incredibile che stava prendendo sempre più piede: la possibilità di giocare online.

Quando potevo, cercavo di infiltrarmi alle loro serate (nerd) videogiochi per giocare insieme, finchè mi sono decisa a farmi regalare una console tutta mia, con cui ho iniziato a giocare online e a conoscere sempre più titoli, esplorando nuovi mondi, nuove meccaniche di gioco e nuovi generi. Intanto scoprivo anche la bellezza delle colonne sonore di alcuni di questi titoli e le ascoltavo a ripetizione.

Sono sempre rimasta affascinata dalla possibilità di creare universi completamente nuovi, e di poter essere poi io stessa, in prima persona, a diventarne un abitante, a poter prendere delle scelte, o a guidare un personaggio attraverso una storia.

È questa la più grande differenza tra cinema e videogiochi, e si applica anche al livello sonoro: un film è lineare, e lo spettatore ne usufruisce in maniera passiva, mentre in un videogioco è il giocatore a decidere come, quando e perché compiere una determinata azione, e il suono e la musica devono poter cambiare di conseguenza. Quando ho capito la profondità di questa relazione, ho deciso che mi sarebbe piaciuto provare ad unire queste due mie passioni e farne, un giorno, una professione.>>

 

Basta dare un’occhiata alla tua biografia per rendersi conto (nonostante tu sia giovanissima) di quanto il tuo percorso formativo sia ricco, solido e costellato di soddisfazioni importanti:  Quanto ti piace studiare? Quanto “hai sudato” per raggiungere quel che hai raggiunto? Quanto sono importanti studio e dedizione e quanto invece pensi “abbia fatto” il talento?

A cosa hai dovuto rinunciare? Lo so sono tante domande…

 

<<Io AMO studiare!…….ciò che mi piace! Ahah!

Quando sono entrata in Conservatorio ero al settimo cielo perchè finalmente avrei avuto la possibilità di studiare un sacco di materie inerenti alla mia più grande passione: la musica. Ricordo di aver letto il programma di studi del primo anno con gli occhi scintillanti, guardando a materie dai titoli improponibili come se fossero la miglior cosa da studiare al mondo.

Ovviamente poi mi sono resa conto che non era così e soprattutto i primi anni ho faticato moltissimo a stare al passo con tutto e a rivoluzionare il mio modo di studiare (avevo finito la maturità giusto 3 mesi prima e il mio cervello era ancora in modalità da studio del liceo scientifico).

Il mio maestro di strumento, in particolare, ha cercato con forza di eradicare certe mie convinzioni sbagliate ma io, dall’alto della mia terribile testardaggine, non volevo cedere, e per mesi non ho ceduto, facendo di testa mia e prendendo continue batoste. Poi, pian piano, a furia di sbattere la testa, ho capito che avrei dovuto allentare la presa, e fidarmi di chi aveva molta più esperienza di me. E da lì è stato tutto un po’ più semplice.

Io quindi ho dovuto faticare molto per emergere e raggiungere dei risultati, ma nel frattempo ho anche capito come studiare e soprattutto, e ancora credo sia la cosa più importante, che tipo di atteggiamento tenere non solo di fronte alla didattica, ma anche ai maestri, ai professionisti e ai colleghi.

L’altro scoglio enorme che ho dovuto superare qualche anno dopo è stato quello di guadagnare tutte le competenze necessarie per fare il mestiere che desideravo.

Il compositore ormai non è più colui che, con carta e penna, scrive la propria composizione e poi la consegna all’ orchestratore. Ora il compositore deve saper innanzitutto comporre, poi orchestrare, scrivere la propria partitura conoscendo benissimo il software notazionale di riferimento, saper utilizzare strumenti virtuali e saper integrare tutte queste cose all’interno di una DAW (Digital Audio Workstation, programma per poter comporre e registrare) o più di una (perchè ognuno ne usa una diversa), e poi saper dare almeno una mano di mix.

Studiando molto, e chiedendo sempre consigli, spiegazioni, pareri, a chi mi insegnava o lo faceva di lavoro, sono riuscita a crearmi un bagaglio di competenze che mi permette di poter fare tutto questo autonomamente.

Mi scrivono sempre molte persone chiedendomi informazioni riguardo i corsi che ho seguito, e moltissimi ragazzi, anche appena usciti da un triennio di conservatorio, hanno meno della metà delle competenze necessarie per accedere e devono colmare le lacune da soli. Ciò è colpa della didattica dei conservatori ancora troppo “all’antica”: in molti casi manca l’insegnamento di competenze basilari. Sono convinta che la didattica abbia bisogno di una forte innovazione. Io stessa per accedere ai corsi di composizione e musica da film, ho dovuto integrare moltissime nozioni studiando da sola, o chiedendo lezioni private.

 

Per fare tutto questo ho rinunciato a qualcosa, sì. Come tutti gli artisti, ho rinunciato ad una vita “normale”, ho rinunciato alla certezza e tranquillità di un lavoro sicuro, ma soprattutto ho rinunciato ad avere relazioni di amicizia stabili. Da Varese mi sono trasferita a Parma, per tre anni, e poi a Roma, e non escludo assolutamente la possibilità di muovermi nuovamente.

Questo ha significato perdere amicizie importanti, e non riuscire a creare rapporti stabili è una cosa che mi fa indubbiamente soffrire molto, ma per me era necessario cambiare vita, cambiare città, conoscere gente e mondi nuovi e non fermarmi mai.>>

 

C’è stato un momento preciso in cui ti sei accorta che stavi “svoltando”, che i tuoi sogni si stavano concretizzando?

 

<<Perché, c’è stato? Ahah!

Fino ad ora, anche i lavori più impegnativi sono partiti in modo talmente strambo e casuale, che mi ci sono ritrovata dentro da un momento all’altro, preoccupandomi di fare tutto correttamente e di esserne all’altezza, senza avere quasi il tempo di capire bene cosa stava succedendo.

 

Per me questa è una domanda davvero complessa, perché non ho mai sentito la “svolta” arrivare. Credo che la strada da compiere sia davvero ancora molto lunga, ho solamente iniziato la salita che porta alla vetta.

I miei sogni sono all’estrema cima, e li vedo piccolissimi in lontananza, ma so che ci sono, sono lassù che mi aspettano…>>

 

Ti sei trasferita a Roma anni fa per perfezionarti. Quanto ti ha dato questa città sia a livello lavorativo che umano? Quanto ti manca la tua città di origine? A Roma ti senti a casa? Dimmi una cosa che ami della Capitale, e se la trovi, una cosa che “non ti piace” e che vorresti cambiare, con o senza bacchetta magica.

 

<<Mi sono trasferita a Roma nel 2018, dopo aver vissuto tre anni a Parma.

Ero molto spaventata all’idea di vivere in una grande città, ma in realtà appena vi ho messo piede, me ne sono innamorata. Ovviamente ero già stata nella capitale, ma quando mi sono resa conto che sarebbe stata la mia casa, l’ho amata follemente.

Credo che Roma sia una città che ti può dare tanto, ma ti può anche togliere molto. La devi assecondare, devi cercare di seguire il suo ritmo che a volte è lento e sornione, mentre altre è frenetico e scattante.

Devi imparare ad apprezzare le piccole meraviglie che nasconde e capire la sua mentalità. Roma è una città con una pazzesca dicotomia: da una parte le strade rotte e la spazzatura agli angoli, dall’altra, esattamente di fianco a queste cose, si trovano opere d’arte di una bellezza estrema.

La trovo romanticissima e davvero affascinante.

E poi io adoro i Romani. Mi mettono allegria con i loro modi di dire, e una delle cose che più mi piace fare è ascoltare le conversazioni delle anziane al mercato, che regalano perle linguistiche fantastiche.

Mi sono trovata molto meglio qui che nella città del nord da cui provengo e in cui ho avuto modo di lavorare. Trovo che qui a Roma le persone siano molto più aperte ad accettare ed accogliere un “forestiero”, senza esserne solamente impaurite e timorose. In questi anni ho azzardato una motivazione: Roma ora è sostanzialmente una città turistica, ma da secoli è abituata ad ospitare gente proveniente da tutto il mondo e a veder percorrere le proprie strade da fiumi di persone di passaggio, mentre in molte altre città, soprattutto del Nord Italia, ho notato una tendenza alla chiusura e anche ad una soffusa discriminazione.

La mia città d’origine, nella provincia di Varese, non mi manca per nulla. Sia per la sua mentalità vecchia e stantia, sia per la totale mancanza di possibilità di studio e lavoro nell’ambito artistico-musicale.

Ciò che mi manca è il poter avere i laghi e le campagne a pochi minuti da casa, ma sono una ragazza che ama anche la metropoli e mi piace poterci vivere. Roma è sicuramente diventata la mia casa.

Non escludo la possibilità di spostarmi nuovamente, ma lasciare Roma sarebbe lasciare un grosso pezzo di cuore.

 

Una cosa che amo di Roma è la sua concentrazione artistica. In pochi metri di passeggiata è possibile trovare tantissime opere meravigliose, non solo monumenti, ma anche piazze, parchi, e scorci, e quando vivi in città, diventano parte del tuo panorama abituale, ma ti affascinano comunque ogni volta.

Una cosa che vorrei cambiare è la gestione di alcuni servizi pubblici, come la raccolta dei rifiuti e dei trasporti.

Io sostengo che comunque a Roma i trasporti funzionano: basta saperli usare, e all’occorrenza inventarsi alternative creative! Sicuramente, però, un sistema meglio gestito potrebbe risolvere molti problemi.

Più grave e più importante è la questione rifiuti: sia per un fatto igienico che di decoro (che tristezza vedere alcune eleganti strade del centro sporche e malandate…)>>

 

Qual è l’aspetto del tuo lavoro che ti piace di più? Quello che ti piace meno?

 

<<Credo che l’aspetto che preferisco sia quello creativo. Il poter inserire una parte di me, della mia storia, o banalmente del mio personale gusto, e poterla integrare con un’opera creata da una troupe di centinaia di persone e farla combaciare perfettamente come un preciso pezzo di un puzzle, mi entusiasma tantissimo.

 

Una cosa che non amo è la difficoltà che abbiamo noi giovani a farci strada. Il mondo del cinema e delle serie TV, in Italia, è ancora molto vecchio ed è fondato, gestito e guidato da “dinosauri” che non lasciano spazio ai giovani e spesso nemmeno li aiutano per paura di “perdere la sedia” o per paura di rischiare di svecchiare questo mondo così incartapecorito.

Nella meravigliosa serie Boris, viene ripetuto più volte questo concetto : “Un’altra televisione, una televisione diversa, in Italia, è impossibile” e questa cosa mi terrorizza, perché ho paura che il timore del cambiamento, porterà il cinema e la televisione Italiani a rimanere sempre fermi, a continuare a proporre prodotti sempre uguali, sempre di scarsa qualità, sempre anni luce indietro rispetto al resto del mondo.>>

 

Da quando ti conosco hai sempre avuto i capelli fluo. Che cosa rappresentano per te? Il tuo lato sognante? Il tuo lato visionario? Il tuo lato folle/trasgressivo? Io ho tirato a caso, spiegacelo tu, dicci qualcosa su di “loro”.

 

<<Credo che rappresentino tutte queste cose insieme! Ho iniziato a tingermi i capelli a 14-15 anni, per far notare il mio lato trasgressivo. Poi piano piano è diventato un vezzo, che mi permetteva di creare e sperimentare tramite il colore: non sapendolo fare su una tela ho deciso di farlo su di me! In una mia canzone avevo scritto proprio: “l’anima si bagnerà nel colore, e sarà viva!” Il colore è luce, è vita, ed è carica emotiva! Quindi sono diventati indicativi del mio lato più artistico e sognante, e infine sono diventati un segno distintivo. Non riesco più nemmeno ad immaginarmi con tutti i capelli del mio colore naturale, amo continuare a sperimentare e lasciarmi ispirare dal colore che ha la mia “anima” in quel periodo, è anche per questo che cambio colore spesso!

E poi è un modo molto comodo per farsi riconoscere! Quando devo incontrare, anche per lavoro, persone che non ho mai visto, basta dire “mi riconosci: ho i capelli blu/viola/verde/ecc…” e mi trovano subito! Ahah!>>

 

Ti immagino come una lavoratrice instancabile, che ama quello che fa, con tutta se stessa: ma quanto tempo ti resta per lo svago, e la vita “oltre il lavoro”?

 

<<I momenti di svago sono strettamente legati all’andamento del lavoro, per forza di cose. Quando sto in studio tutto il giorno, fino anche alle 20 o alle 21, l’unica cosa che voglio fare è tornare a casa e fiondarmi a letto! Se invece si può lavorare da casa, cerco sempre di ritagliare momenti per me, per fare qualcosa che mi piace, e che esuli anche dalla musica. Non sono mai tantissimi, questo è vero, ma sono necessari! Sto imparando a farlo, ma non è facile, soprattutto quando inizi una cosa nuova in cui butti tutta te stessa e non vuoi perdere un attimo di tempo.

Sono convinta che sia utile e necessario a tutti. Ho moltissimi interessi e cerco di coltivare alcune passioni: in particolare la cucina, in cui mi piace sperimentare e creare piatti particolari e buonissimi ( più per gli ospiti che per me stessa in realtà ); adoro le piante, non ho il pollice verdissimo, ma sto lavorando per migliorare, e i risultati iniziano a vedersi! Poi sono una grandissima amante dei LEGO. Mi piace collezionarli, e una delle cose che mi rilassa di più in assoluto è mettermi a costruirli la sera, ascoltando della rilassante musica classica. E poi ovviamente quando posso gioco anche ai videogame, questa passione non è mai sparita!>>

 

Ho pensato di dedicarti un articolo dopo aver letto un tuo post recente in cui comunicavi che la colonna sonora che hai composto per “Honor” di Lorenzo Scalzo è stata candidata alla categoria Best Score al LHI Film Festival, e che a Novembre volerai verso Barcellona.

Con che colore di capelli pensi di andarci… e restando più “seri”, quanto ti rende felice quel che ti aspetta?

 

<< La candidatura di Honor è stata una sorpresa per tutti noi! Questo è stato il primo corto che ho realizzato con Lorenzo, circa un anno fa. Ci conoscevamo perché abbiamo frequentato la stessa accademia di cinema, ma non avevamo mai lavorato insieme. Da Honor è iniziata una bellissima collaborazione che ci ha portato a creare anche altri progetti insieme e molti altri sono in programma. Ci troviamo molto bene a lavorare insieme, è un regista che lascia libertà di scelta, ma sa anche cosa vuole, e se la musica ha qualcosa che non lo convince, sa come comunicarlo. Inoltre è anche lui un appassionato di videogame, per cui spesso parliamo di colonne sonore da prendere come riferimento e ci capiamo al volo.

Honor è stato un esperimento sotto ogni punto di vista: di rodaggio della troupe, di scrittura, e anche, per me, di composizione. Mi sono trovata a dover realizzare una musica che fosse minimalista, ma comunque pregna di significato, come le immagini, inserendo strumenti etnici che creassero la giusta atmosfera per l’ambientazione. È stato un lavoro di sottrazione, di minimalismo, di cura dei dettagli, e di sperimentazione sonora.

 

Noi speriamo di poter andare a Barcellona, e che il Virus non ce lo impedisca!

Per la Spagna, non so, potrei optare per capelli di un verde speranza…oppure di un bell’arancione buonumore, che è anche il mio colore preferito!

Non so se riusciremo a portarci a casa qualche premio.

La concorrenza è agguerritissima, ma sono davvero felice di questo risultato e del fatto che Honor abbia avuto tanta approvazione.

Per essere un’opera prima, è stato davvero curato nei minimi dettagli ed è stata una grande sfida per tutti noi e vederlo riconosciuto, anche solo tramite delle candidature, è stata una grandissima gioia.>>

 

Progetti futuri a cui tieni?

Puoi accennare a qualcosa?

 

<<Progetti in mente tantissimi.

Progetti reali tantissimi…ma in forse!

In un periodo come questo, navighiamo tutti a vista!

Spero di poter continuare a collaborare con GoodLab Music, perchè è un ambiente di crescita incredibile; vorrei poter continuare a lavorare con loro e mi piacerebbe poter dare il mio piccolo contributo creativo.

Tuttavia, non mi voglio fermare qui. Come ti dicevo, non mi precludo la possibilità di viaggiare e trovare opportunità all’estero.

Non voglio limitarmi a fare la compositrice, né la music editor, né la sound designer! Il mio scopo è quello di creare una dimensione sonora nuova, differente, che unisca tutte queste cose in modo armonioso, ma senza essere legata a canoni o regole.

Il mio sogno più grande è quello di poter lavorare per Disney, un giorno!

Oppure di comporre le musiche per un futuro “The Elder Scrolls”!

Spero di arrivarci (un passo dopo l’altro)!>>

 

Vi lascio alle vostre riflessioni.

Segue una breve biografia di Tecla e il cortometraggio “Honor” al quale faccio un grandissimo in bocca al lupo per Novembre, a Barcellona!

 

 

 

BIO:

Tecla Zorzi è una compositrice e sound designer.

Si è diplomata in tastiere elettroniche al Conservatorio A. Boito di Parma, ha poi seguito il master di musica per videogiochi al conservatorio Santa Cecilia di Roma, il corso di musica da film e sonorizzazione video presso l’Accademia Griffith, e due corsi specialistici di tecnologie musicali applicate alle immagini e sound design all’IITM.

 

Ha composto le musiche addizionali per il film Indyca e Rai Cinema “Butterfly”, ha collaborato con l’associazione culturale MenteZero e con lo studio bolognese Mushroom Sound come compositrice e sound designer per videogiochi.

È music editor della serie TV di LuxVide e SkyAtlantic “Diavoli” e della serie Rai “DOC: nelle tue mani”. Grazie a quest’ultima serie è entrata a far parte del gruppo Goodlab Music, guidato da Paolo Buonvino.

Inoltre collabora con l’artista Davide Quayola come arrangiatrice e sound designer per installazioni audiovisive.

 

Alcuni rimandi ai suoi ultimi lavori.

 

CLIP BUTTERFLY: https://www.youtube.com/watch?v=0fqYtTYGS3k&t=57s

TRAILER DIAVOLI: https://www.youtube.com/watch?v=t0LYYLxzDGY

HONOR: https://vimeo.com/342990189

U.V. TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=kxbUXYi0qls

MIO SOUNDCLOUD: https://soundcloud.com/tecla-zorzi/tracks

 

HONOR: https://vimeo.com/342990189

 

 

Laureata in Scienze Filosofiche, Roberta Giallo è cantautrice, autrice, performer, pittrice etc. Si definisce un “ufo” o “un’aliena perennemente in viaggio”.

Ha già scritto di musica per Vinile e All music Italia. Musica in Giallo è la sua prima rubrica musicale per MeiWeb.

Torna Musica in Giallo, la Rubrica sulla Musica di Roberta Giallo. Questa settimana:”TECLA ZORZI: LA COMPOSITRICE E SOUND DESIGNER DAI CAPELLI FLUO SI RACCONTA, PORTANDOCI DENTRO IL SUO MONDO DI COLONNE SONORE e VIDEOGAMES-“ was last modified: giugno 30th, 2020 by Giordano SanGiorgi
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Videoclip completo su meiweb.it 

#musica #giornatamondialerazzismo
@enrico_ruggeri sostiene le orchestre da ballo e c @enrico_ruggeri sostiene le orchestre da ballo e chiede più attenzione alla RAI.
Tra gli altri hanno aderito al supporto della richiesta di Obis anche le associazioni discografiche e @ass.audiocoop 

Il video è stato rilasciato in anteprima esclusiva su @allmusicitalia 

#musica #allmusicitalia #orchestredaballo #appello #mei #audiocoop
Dopo l'uscita del debut album "LoudBanner I" e l'u Dopo l'uscita del debut album "LoudBanner I" e l'uscita del videoclip del singolo "In The Mothlab" i @loudbanner presentano le copie fisiche del disco. "In un presente molto fluido", così ha dichiarato il loro portavoce Antonio Cirincione, "vogliamo che qualcosa della nostra musica resti anche tra le mani dei nostri fan".
 
La prima occasione per averne una e farsela autografare?  Beh, è in programma un "Release Party" per dare inizio alla vendita delle copie fisiche, e poi un grande ritorno sui palchi dopo la "pausa post disco" degli ultimi mesi.
 
Stay Loud 🤘🏻😎

#music #album #release
Oggi Festeggiamo il primo anno della Rubrica Parei Oggi Festeggiamo il primo anno della Rubrica Pareidolia Musicale creata dal cantautore palermitano Andrea Gioè in esclusiva per il MEI.

Un anno di storie, d'arte, musica, riflessioni, aneddoti e tanto altro. 

Gli artisti intervistati sono stati ben 201!

Grazie a tutti voi ho imparato davvero tanto e non smetterò mai di ringraziarvi per aver condiviso con me e i lettori del MEI, la vostra arte, la vostra vita i vostri segreti. 

Per questo 2023 vi anticipo alcuni importanti nomi che mi hanno dato l'onore di concedermi un'intervista come Marco Ferradini, Bobby Solo, Francesco Baccini, Davide Shorty, Federico Poggipollini, Finley, Highlander Dj, Tonino Carotone, Giulia Ottonello, La Scelta, Pupi di Surfaro, Luca Bassanese, Vallanzaska, AudioZona, Luigi Iavazzo, EasyPop, Nicolas Bonazzi, Sabu Alaimo, Lina Gervasi, Emisurela, Jo Conti, Fabrizio Tavernelli, Manuela Bollani, Strano, Royal Division e tanti altri... 
... e ovviamente la nostra immensa presidentessa di AIA Roberta Giallo.

Grazie ancora di cuore da 

Andrea Gioè
🎵Venerdi 3 marzo Stelle sotto casa di Lucio, si 🎵Venerdi 3 marzo Stelle sotto casa di Lucio, si aprira’ con la proiezione del documentario di Rai 1 “Lucio, chi sei tu?” di Leonardo Metalli e con il video in esclusiva di una esibizione dal vivo di Paolo Mengoli con Gianni Morandi di quindici anni fa in Caruso e la proposta live di brani di Lucio Dalla reinterpretati da Roberta Giallo e da altri quindici artisti di “area bolognese”.

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