Le incertezze che riguardano il mondo dello spettacolo sono sotto gli occhi di tutti noi che in quel mondo ci lavoriamo e, forse, a margine del dibattito che si è scatenato negli ultimi giorni, anche sotto agli occhi di tutti quanti.
Si potrebbero fare mille analisi su queste incertezze, su questa crisi, su cosa potrebbero fare le istituzioni, sui vuoti legislativi in materia di diritti d’autore e di garanzie lavorative per noi e per tutto l’indotto e questo è sicuramente utile ma sarebbe anzitutto utile capire come siamo arrivati (tutti) a creare un sistema così fragile, quali e quante sono state le rinunce che abbiamo accettato per continuare a svolgere questo mestiere e che ci hanno portato a questa condizione.
In breve è utile capire cosa possono fare gli altri per noi ma forse è ancora più utile capire cosa possiamo fare noi per far sì che ciò non accada più.
Per colmare i vuoti legislativi, per poterlo chiedere con forza alle istituzioni e rivendicare il nostro valore sarebbe utile avere una rappresentanza unica e forte che possa “sedersi al tavolo” per portare i nostri, ancora troppo atomizzati, appelli.
Ci sono moltissime associazioni di categoria e diversi sindacati: sarebbe ora di unire tutti i nostri sforzi, dimenticare le nostre differenze e metter da parte il nostro ego (così fondamentale invece nella fase “artistica”), combattendo insieme per i nostri diritti.
Dubitiamo che qualcun’altro lo farà per noi.
Dieci anni fa abbiamo scritto una canzone che parlava anche di questo e diceva:
“Ho tanti amici sopra e sotto i palchi
su questo stai pur certo io non ho rimpianti
però vorrei cambiare, sì, vorrei cambiare tutto.”