Ho fatto una riflessione su cosa penso servirebbe al mondo dello spettacolo per poter ripartire una volta che le cose si saranno sistemate. Credo sia importante pensare al dopo soprattutto e farlo in maniera costruttiva, consapevoli che probabilmente saremo l’ultimo settore al quale le istituzioni penseranno. Inoltre credo che dovremo rassegnarci che la normalità delle nostre attività che si sorregge su un’economia fragile, sul contatto e il calore delle gente, si troverà solo con il vaccino o con una cura a questo virus.
Mi sono chiesto perché non sfruttare il momento straordinario per provare a proporre una legge sullo spettacolo che non richieda economie o soldi a pioggia, ma che provi nel profondo a mettere le basi perché il mercato si rialzi con le proprie forze. Ne parlo da piccolo operatore che negli anni ha ha avuto la fortuna di lavorare come agenzia, come locale e come organizzatore di eventi temporanei.
Il discorso sarebbe molto ampio e andrebbe argomentato ancora maggiormente ma ho pensato a individuare pochi punti che non richiedono particolari economie da iniettare nel sistema, ma servono a creare condizioni perché le attività culturali abbiano davvero una situazione fertile e semplificata nel lungo periodo.
È solo una riflessione su delle possibili modifiche di legge, senza analizzare invece tutto quello che i gli operatori potrebbero fare per sollevare il settore.
*Uniformare aliquota IVA sui biglietti dello spettacolo
Attualmente l’IVA per gli spettacoli Dj set (riproduzione meccanica) è al 22% mentre per i concerti al 10%. La questione genera confusione perché molti spettacoli sono misti, o in serata vi sono performance diverse con stesso biglietto. Sostanzialmente questa differenza di aliquota non ha più alcun senso. Un’aliquota unica al 10% per tutti le tipologie di spettacolo semplificherebbe e risulterebbe più sostenibile.
*Uniformare aliquota IVA sui prodotti culturali
Attualmente i libri hanno un IVA al 4% assolta direttamente dall’editore mentre supporti discografici fisici e digitali hanno l’aliquota al 22%. Tutti quanti questi sono prodotti di eguale valore culturale. Per questo si richiede di uniformare l’IVA dei prodotti discografici a quella dell’editoria.
*Uniformare capienza spettacolo
Attualmente le capienze sono 0.7/ mq persone per i concerti, 1,2/mq per i dj set e 2,0 per i concerti ma solo in determinate condizioni (ad esempio palazzetti). Anche qui non vi è alcuna motivazione per differenziare la capienze in base al tipo di spettacolo. Vi sono spettacoli live tranquilli e dj set sconvolgenti o viceversa. La capienza deve essere unica al 2.0/mq per spettacoli in piedi) qualsiasi spettacolo si produca, a condizioni che vi siano tutti le disposizioni di legge. Questo permetterebbe a molti locali di avere un business plan sostenibile all’interno dei termini di legge.
*Liberalizzazione della tutela dei diritti d’autore
Questo è un problema atavico del nostro settore. Ho avuto a che fare con la Siae in veste di piccolo editore, piccola etichetta, organizzatore e titolare di locale e ho visto, compreso e studiato il funzionamento della Siae. Non risulta comprensibile come nel 2020 non si possa operare in sistema libero, dove la competizione (vera e non solo per piccoli tratti) possa portare un beneficio a tutta la filiera: musicista, editore, organizzatore, sino all’utente finale: il pubblico.
*Abolizione imposta ISI (Imposta sugli Intrattenimenti)
Questa imposta interviene solo sui biglietti o maggiorazione sulle bevande in caso di spettacoli dj set (le esecuzioni musicali di qualsiasi genere ad esclusione dei concerti e strumentali, e i trattenimenti danzanti anche in discoteche e sale da ballo quando l’esecuzione di musica dal vivo sia di durata inferiore al 50% dell’orario complessivo di apertura al pubblico dell’esercizio). L’aliquota è pari a circa il 10% ed è un vero appesantimento sulle economie degli organizzatori. Viene pagata successivamente allo spettacolo tramite F24 dall’organizzatore e ha una ricaduta nella diminuzione della marginalità già molto esigua.
*Abolizione del limite orario delle ore 3 per la somministrazione di bevande alcoliche.
Questa legge ha creato due tipologie di locali: quelli che rispettano e quelli che nn rispettano questo limite orario. Si é creato un enorme danno al settore senza che questa legge abbia poi una vera ricaduta sulla questione degli incidenti stradali e sull’utilizzo degli alcolici. Credo che l’educazione abbia un ruolo fondamentale, cosí come la cultura e i controlli da parte delle istituzioni. Pensate alle discoteche dove questa legge, se rispettata, non prevede la sopravvivenza delle stesse. Quindi cosa succede? La maggior parte dei locali lavora fuori legge.
*Reinserimento dei “voucher” lavorativi nel settore spettacolo
Il sistema spettacolo é di per sé un settore che nella sua estemporaneità ha la caratteristica principe e il suo culmine si svolge in poche ore. In quel momento il numero di addetti e le funzioni svolte aumentano esponenzialmente. Lo spettacolo prevede facchini, maschere, biglietterie, hostess, camerieri, busboy ecc… che devono lavorare normalmente poche ore ma che devono poter essere inquadrate, retribuite e tutelate.
I contratti a chiamata non sopperisco e risolvono il problema di una persona che deve lavorare anche una sera sola. Aver tolto i voucher ha inciso enormemente sull’aumento dei costi e sullo sviluppo di mansioni svolte senza tutele adeguate.