ROCKET GIRLS: STORIE DI RAGAZZE CHE HANNO ALZATO LA TESTA
ECCO PERCHE’ OGGI PIU’ CHE MAI DOVRESTE LEGGERE IL LIBRO DI LAURA GRAMUGLIA
Io non guido. Non ho neanche più la patente. Ma è stata una scelta.
Non mi è mai piaciuto guidare, e da quando mi sono trasferita a Bologna, e ho sempre abitato in centro, né ho sentito l’esigenza/la necessità di farlo, né ho continuato a “fare pratica”, quel minimo di pratica che sarebbe stata necessaria per non disimparare i fondamentali.
Quindi in macchina ci salgo sempre da trasportata, e la cosa mi piace parecchio: posso concentrarmi a guardare il paesaggio, illudermi di essere una “diva d’altri tempi”, ascoltare un po’ di buona radio…
Ecco, ieri sera, mentre mi avviavo, da trasportata, verso Red Ronnie, dove mi stava aspettando una serata fantastica tutta declinata al femminile, ascoltando la radio, capita Patti Smith e la sua grandiosa “People Have The Power” dell’epico album “Dream Of Life”. Non mi capitava da parecchio di ascoltarla via FM.
Ho pensato che non fosse un caso! Giusto qualche giorno prima ero stata invitata da Laura Gramuglia (tra le varie, scrittrice, dj e speaker di Radio Capital), ad intervenire alla presentazione del suo nuovo, interessante e bellissimo libro, Rocket Girls, (dico anche bellissimo oltre che interessante, perché le illustrazioni di Sara Paglia lo impreziosiscono a livello grafico-estetico), al Gallery 16 di Via Nazario Sauro, locale cult della mia Bologna del cuore.
Ecco, tra le varie protagoniste di Rocket Girls (Fabbri Editori), naturalmente c’è Patti Smith, forse la più iconica donna della storia del Rock, raccontata, come tutte le altre protagoniste di questo libro, che definirei anche “di formazione”, con un taglio particolare, un taglio che rispecchia la sensibilità di Laura, la sua capacità di far appassionare il pubblico/il lettore alla musica che lei ama, rispetta, e intende raccontare perché non se ne perdano i dettagli importanti, che tuttavia molti non conoscono, compresa me.
E così come è bello leggere libri interessanti e curati, è bello anche scoprire l’esistenza di colleghe che non si conoscono, perché siamo tante: colgo l’occasione per segnalarvi Elisa Genghini, la cantautrice ospite alla presentazione, che ci ha emozionato tutti reinterpretando chitarra-voce alcune canzoni delle protagoniste del libro, e alcune canzoni scritte di suo pugno.
E’ bello redimersi dalla propria ignoranza!
Non mi stancherò mai di dirlo e di scriverlo: è bello dedicare del tempo a cercare di conoscere ciò che non si conosce abbastanza, e devo dire che alla presentazione di questo testo, Laura ha dato del suo meglio perché potessimo amarne il contenuto, incuriosirci, capire l’importanza sociale e politica della musica, che “certa musica” può avere.
Capire che la musica delle autrici, delle cantautrici, delle interpreti, va riscoperta e “tutelata”, proprio attraverso la divulgazione.
E’ vero, non esiste una storia del rock declinata al femminile quantitativamente competitiva rispetto a quella maschile; ma non perché non sia mai esistita, non perché qualitativamente non possa reggere il confronto. I motivi, ahimè sono altri.
Tuttavia, se non esiste, tocca allora ri-costruirla e costruirla. Tocca indagarla. Tocca custodirla e fomentarla, perché sarà quella di domani: ecco, concentriamoci sulla pars costruens; perché è questo che bisogna fare, costruire il bello che ancora non c’è, e aiutare a “venire meglio alla luce quello che già c’è”.
E mi permetto, nel costruire questa “parte costruttiva” di citare un passo di Rocket Girls, il suo incipit, che trovo davvero efficace e encomiabilmente comprensibile:
“Le donne nella storia del rock non sono poche, sono poche quelle di cui ci si ricorda. Una manciata di nomi, di solito, artiste che hanno scalato montagne e compiuto vere e proprie rivoluzioni. Accanto a loro, però, hanno combattuto eserciti di musiciste le cui storie premono per es- sere raccontate. Vite straordinarie fatte di sfide quotidiane e grandi canzoni, di scelte spesso difficili e dischi di cui non si può più fare a meno una volta scoperti.
Là fuori c’è una strada alternativa a quella più battuta, una strada lastricata di pietre rotolate via troppo in fretta. Si sa che il rock è a predominanza maschile e anche allargando il discorso musicale a pop e dintorni, non si può pensare neanche lontanamente a una rappresentanza femminile paritaria. Tuttavia, si può tentare di allargare la visione, si deve fare.
Sono passati quasi cinquant’anni da quando Patti Smith lamentava la mancanza di modelli femminili ai quali ispirarsi. Da allora siamo passati attraverso lo sguardo disincantato di Debbie Harry, la ribellione di Siouxsie Sioux, le provocazioni di Madonna, il femminismo di Kathleen Hanna, fino ad arrivare alle oltraggiose Pussy Riot. Vista così la storia della musica sembra procedere a vele spiegate nella giusta direzione. Eppure, ancora oggi è bene ricordare che a firmare buona parte della narrazione sono uomini…”
Cos’altro aggiungere?
Sta a noi, sta alla gente cambiare le cose, perché la gente ha il potere; NOI abbiamo il potere!
“I awakened to the cry /Mi svegliai al grido
That the people have the power / Che la gente ha il potere
To redeem the work of fools / Di redimere l’opera dei pazzi
Upon the meek the graces shower /Fino alla mitezza, alla pioggia della grazia
It’ s decreed the people rule / È stabilito che la gente comanda
The people have the power /La gente ha il potere
The people have the power / La gente ha il potere
The people have the power /La gente ha il potere
The people have the power / La gente ha il potere”
Patti Smith – PEOPLE HAVE THE POWER
A martedì prossimo, per un altro capitolo di Musica in Giallo, sempre su Mei Web, che sostiene sempre più vivamente la musica declinata al femminile!
Laureata in Scienze Filosofiche, Roberta Giallo è cantautrice, autrice, performer, pittrice etc. Si definisce un “ufo” o “un’aliena perennemente in viaggio”.
Ha già scritto di musica per Vinile e All music Italia. Musica in Giallo è la sua prima rubrica musicale per MeiWeb.