One man band. Spesse volte questa dicitura viene utilizzata in modo improprio. Non è il caso di Andrea Caniato, cantautore piemontese che una one man band lo è a tutti gli effetti, nella sua peculiarità di proporre dei live senza coinvolgere altri musicisti se non se stesso. Noi della #NewMusicThursday lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Il più bello dei sette”.
Ciao Andrea e benvenuto sul sito del MEI. Presentati ai nostri lettori.
Ciao a tutti, sono un one man band, nella vita ho suonato molti generi musicali e ora ho deciso di esprimermi attraverso la forma cantautorale italiana .Per non farmi mancare nulla e aggiungere un po di difficoltà ai live ho deciso di usare una loop station durante i live per accompagnarmi.
Ti definisci una “one man band” e componi la tua musica con la finalità di poterla riproporre dal vivo senza nessun altro musicista se non te stesso. A questo punto siamo curiosi di sapere come componi i tuo brani e come si svolge una tuo concerto.
A parte due canzoni del disco “Lo sai” e “10” posso affermare che il mio approccio compositivo parte dalla musica , cerco di visualizzare delle atmosfere da creare e poi a partire da un ritmo o da un giro di accordi sviluppo l’idea alla quale affianco un testo che si abbini all’atmosfera creata.
Lo scorso 13 settembre hai pubblicato il tuo nuovo singolo “Il più bello dei sette”. Ci spieghi come è nato questo brano e di cosa parla?
L’idea era quella di denunciare le pressioni e le ferite delle dinamiche di compagnia. A tutti nella vita è capitato di essere in una compagnia e ricevere pressioni per un’idea o un modo di agire comune.Questo non mi è mai piaciuto e ne ho sofferto.Il tema poi si è trasformato nella storia di un branco .una compagnia losca, che si sgretola e implode in se stessa. Mi piace definirla una canzone Pulp!
Prima di questo tuo progetto solista hai vissuto altre esperienze. Forse la più importante è stata quella con i Node. Un genere musicale decisamente diverso da quello che proponi oggi. Da cosa dipende questo cambio?
Parto dal presupposto che l’avventura con i Node sia stata una bella e forte esperienza durata un disco e un tour. Dopo ho avuto l’esigenza di dedicarmi all’apertura della mia scuola di musica ,la Lizard con sede a Novara e abbandonare la strada degli inediti. Dopo otto anni ho trovato il nuovo modo di esprimermi oltre ad aver sviluppato e consolidato l’ambito lavorativo. Credo fermamente che per ogni età ci sia uno stile musicale che più ci rappresenti e ci permetta di esprimere tali emozioni quindi personalmente ho sentito l’esigenza di trovare un nuovo stile di esprimermi e per mia fortuna l’ho trovato.
Sei anche un insegnante e dirigi una scuola di musica, in un presente che vede i giovanissimi sempre più rivolti a generi come la trap. Da “addetto ai lavori” cosa puoi dirci di come le nuove generazioni vivono il rapporto con la musica e come vivi tu il rapporto con questi nuovi linguaggi musicali?
Questa è una bella domanda! Dico che tutto quello che non si conosce fa paura o non piace. Dico che 10 , 15 anni fa si parlava male del Rap nonostante delle eccellenze nazionali come Frankie hi nrg o band come gli Assalti frontali. Ora invece nella musica italiana questo stile parlato è più che consolidato. Con questa analisi dico che bisogna capire il movimento e aspettare che si sviluppi. Di sicuro arriverà un’eccellenza come in tutti i generi,basta scoprirlo e apprezzarlo.
Sappiamo che stai lavorando al tuo disco d’esordio. Puoi anticiparci qualche cosa?
Dico che il disco è già finito e in stampa! Uscirà per metà ottobre accompagnato da un video clip. Devo dire che è stata un lungo e faticoso viaggio e finalmente sono quasi all’arrivo. Uscirà sia in formato digitale che in formato fisico. Non vedo l’ora! Inoltre anticipo che la serata di presentazione sarà il 25 ottobre presso il pub Barone Birra di Novara, insomma me la gioco in casa.
Marta Scaccabarozzi – 19 Media Agency
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