Jamine è una canzone di esortazione. E un richiamo che viene fatto a tutti noi, un richiamo verso
quel senso di responsabilità che ci rende tutti, nessuno escluso, partecipanti coscienziosi alla società
civile. Oggi, più che mai, il confronto ed il dibattito, nella loro forma più utile e funzionale, hanno
smesso di esistere, per lasciare spazio allo scontro/non ascolto. Non prendere posizione, non
interrogarsi, uniformarsi ad un pensiero (spesso quello meno brillante) è diventato un approccio
sempre più diffuso alla vita. E questa distanza viene, colpevolmente, alimentata da quelle istituzioni
che dovrebbero invece lavorare per ridurla. Così arriva Jamine, che di fatto è "una palla colorata che
rimbalza per le vie del mondo" richiamando le persone per strada, invitandole alla partecipazione
sociale, invitandoci a trovare uno spazio nostro al di là del muro che ci siamo costruiti (il muro è
figurativo, è il pensiero che volta le spalle). Esiste anche un secondo significato ma che,
probabilmente, è rimasto più "tra le righe" nella stesura del testo. Ovvero, Jamine siamo anche noi
stessi, Jamine è la parte più istintiva ed emotiva che viene a bussare alla nostra porta richiamandoci
in un qualche modo ad un’azione (anche piccola). La classica goccia che però insieme a tante altre
origina gli oceani.”
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Truco blues
“Abbiamo provato a descrivere musicalmente un viaggio. Un viaggio, non necessariamente avvenuto. Un viaggio alla ricerca di nuovi spazi da occupare. Un volersi sentire parte di qualcosa pur mantenendosi diversi, agire attraverso l’istinto, il pensiero o il gesto. Questo album ne è il risultato.”
Francisco è il nuovo progetto che nasce dall’intensa collaborazione fra Fabrizio “Naniz” Barale e Fabio “Mago” Martino. La lunga e assai vivace carriera dei due musicisti piemontesi già membri degli Yo Yo Mundi, (oltre a numerose collaborazioni importanti come quella con Ivano Fossati), trova oggi nuovo slancio ed energia grazie alla realizzazione di questa prima produzione.
Perchè il titolo Truco Blues?
Il Truco è un gioco di carte molto popolare che nasce nell’America del Sud. Il gioco stesso è stato importato in Italia dai viaggiatori di inizio secolo scorso. Fino a qualche anno fa nelle osterie del Basso Piemonte – di cui Barale e Martino sono originari – era abitudine che gli anziani si riunissero e passassero i pomeriggi giocando al Truco e, cosa assai bizzarra, si parlassero in spagnolo per indicare i punti o le “mosse”. Quegli stessi giocatori erano, un tempo, stati migranti, uomini e donne partiti e poi tornati dalle Americhe. Alcuni di essi con qualche piccola fortuna, la maggior parte senza un soldo, un mazzo di carte in tasca ed una lingua nuova da ricordare. La narrazione di questa vicenda ci rimandò ad una atmosfera blues (inteso come quel sentimento di malinconia, di rassegnazione ma anche di voglia di rivalsa) ed in quel momento nacque il titolo di questo lavoro e l’intenzione di “disegnare/dipingere” musiche per viaggiatori.
Truco Blues è un ricco quadro musicale, libero nella forma, che brilla anche grazie ad una serie di fortunati incroci artistici, alle contaminazioni e alle collaborazioni con alcuni amici musicisti. Guido Guglielminetti suona il basso, Lillo Fossati la batteria, Ismael Outtarà, la voce di “Afro Talk”, Animor, che appare in “Fiore di Seta”, le voci multi-lingue di “Magnifico”, Fabrizio Pagella alla recitazione, la sezione fiati e la voce di Cerno dei The Vad Vuc ed altri ancora.
Chitarra e fisarmonica si incontrano in questo progetto in cui la parte strumentale fa da ossatura alle liriche, affidate alla penna dello stesso Barale, delineando la forma definitiva di 12 tracce, di cui 6 cantate, 3 con recitati e 3 strumentali.
I protagonisti di Truco Blues sono dunque il trattenere il fiato, il pazientare, il pensiero, l’ascolto, l’ombra ma anche tutti i suoi contrari. Si ha la sensazione, ascoltando tutto il disco, di doversi fermare anche solo per quell’attimo, di doversi scostare dal flusso continuo e travolgente delle cose. Di concedersi una breve pausa per poi riprendere il passo.