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Torna la rubrica con la rassegna di articoli di Riccardo De Stefano sulla Musica Attuale: “Achille Lauro sogna il 1969, perché il presente è un incubo | Recensione”

15 aprile 2019

Achille Lauro sogna il 1969, perché il presente è un incubo | Recensione

By Riccardo De Stefano12 Aprile 2019 su:

https://www.exitwell.com/achille-lauro-sogna-il-1969-perche-il-presente-e-un-incubo-recensione/

Viviamo in tempi difficili, complessi, dove i layer di significato tendono a far sparire il “vero” senso delle cose, lasciandoci il dubbio su quello che stiamo vedendo, ascoltando, leggendo. Siamo in un’epoca storica che si appiglia al passato per leggere il presente, e immagina il futuro sempre più in chiave distopica. Gira che ti rigira, alla fine, troviamo solo un frullato di immagini, simboli, idee, tutto sovrapposto, anzi sovraesposto, e non si capisce più nulla.

In tutto questo emerge Achille Lauro e il suo 1969. Cinquant’anni sono un bel periodo per leggere un’epoca, toglierne le cose brutte e lasciare solo quelle belle. Quindi, hey, di cinquant’anni fa ricordiamo Woodstock e il sogno hippie, ma non che fu un incubo organizzativo, né tantomeno l’Altamont di qualche mese dopo, che costò la vita a 3 persone. Celebriamo lo sbarco sulla Luna, ma della Guerra del Vietnam non se ne parla.

Insomma, ci adagiamo sul cliché, perché è quello che ci fa vivere meglio. In fondo tutto è cliché, ormai. Anche il Rock, no? Basta avere i chitarroni, l’attitudine, magari spaccare la chitarra come gli Who. Il rock torna a essere rivoluzionario proprio perché esauritosi ormai decenni fa: dopo esser stato fagocitato, digerito, dopo aver fertilizzato il terreno è sparito per tornare – forse – rinato. Pensiamo ai Maneskin, guardiamo i recenti biopic su Queen e Motley Crue.

Tutto cliché, tutto standard che del rock ha solo l’aspetto più triviale e leggero. Sì, lo stesso approccio che ha Achille Lauro nel suo 1969.

Quanto fa strano immaginare quello che per tanto tempo è stato la wild card del rap, poi della trap, oggi portavoce del rock in Italia? Eppure è così. I fasti sanremesi, conditi dalle ben note polemiche, lo hanno proiettato come uno dei nomi importanti del presente nostrano, e la sua Rolls Royce è ovunque, volenti o nolenti. Un brano rock and roll, finto punk, molto pop.

Un brano giusto, che segna la strada di tutto il disco: l’intimità di C’est la vie, secondo singolo, è spazzata via dal groove à la My own personal Jesus di Cadillac. C’è Coez che tinge di graffiti pop il disco in Je t’aime, il mono ritornello ripetitivo ormai canonico in Zucchero (che si aggiunge ai vari BVLGARI del passato), la title track, 1969, che si erge a piccolo inno in minore del disco, la drammatica Roma, con Simon P, che invece richiama il passato storico di Lauro e della prima parte della sua carriera, poi Sexy Ugly che continua la lista imperterrita di nomi e simboli, Delinquente, che torna in maggiore e funge quasi da ripresa musicale di Rolls Royce e infine Scusa, adagio meditabondo e riflessivo che malinconicamente ci dà il commiato.

 

 

1969 è comunque un lavoro originale, nel suo essere anti-originale. Rifiuta tutta l’elettronica facilona, si allontana dal passato anche prossimo di Pour l’amour, e soprattutto cerca di evitare lo scandalo. 1969 è infatti, forse sorprendentemente, forse no, un disco normale. Altro che inneggiare alla droga, forse per la prima volta l’argomento scottante è messo a riposo, citato e ovviamente accennato, ma come riflesso di un tema più grande e centrale: quello del successo.

Il successo e la sua fragilità ci fanno vedere un Achille Lauro impegnato a reiterare quasi in loop la stessa fila di nomi simbolici, a mo’ di correlativo oggettivo: Rolls Royce, Cadillac, Ferrari, sono simboli ereditati dall’estetica della trap – quel “io posso perché so’ ricco e te no” – ma che qui assumono una sfumatura diversa, malinconica. Un po’ come nel finale di Rolls Royce, quel “Dio ti prego salvaci da questi giorni”, che sembra una invocazione a non sparire nell’anonimato, nello sparire via e basta, nell’essere dimenticati e buttati via (“tieni da parte un posto e segnati sti nomi”).

Che questa sorta di disperazione, di insofferenza verso il presente e di paura per il futuro, sia compensata da un ritorno al passato (musicale e iconografico) è forse il punto più interessante. Se Achille Lauro, come detto da lui stesso, vede il disco e il suo brano più famoso come “generazionale”, ci rimane da chiederci se l’unica speranza per affrontare il presente e salvarci dal futuro sia il passato, in una costante rilettura di “quello che è stato” che forse serve più a distrarci dall’angoscia dell’oggi che a spianarci una strada per il domani.

Nondimeno, non deve essere Achille Lauro il salvatore della nostra generazione, anzi. Il continuo riprendere e appellarsi a Dio, Lucifero, tra Angeli e Diavoli, serve a estetizzare la sua figura artistica come qualcosa “al di là” del presente, al di fuori di una generazione. Forse è questo il massimo traguardo cui Lauro aspira: diventare per approssimazione anche lui un Mito, un ubermensch, grazie alla Musica, al glam, al look.

E se per farlo serve scomodare Hendrix, Marilyn, James Deen, Elvis e perfino il David Bowie di Aladdin Sane (non lo dico io, guardate da voi la copertina) allora ben venga, perché 1969 è una sbruffonata, ma di quelle belle, che forse non cambierà la storia della Musica ma almeno ci fa ricordare che ci si può ancora divertire.

Torna la rubrica con la rassegna di articoli di Riccardo De Stefano sulla Musica Attuale: “Achille Lauro sogna il 1969, perché il presente è un incubo | Recensione” was last modified: aprile 15th, 2019 by Giordano SanGiorgi
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Il biglietto per la raccolta fondi è di 20 euro intero e 15 euro il ridotto.
Da lunedi 22 maggio sara' possibile prenotare on line per chi non e' di Faenza alla mail: segreteria@materialimusicali.it
Nella serata di venerdi 26 maggio la Biglietteria del Teatro Masini aprira alle ore 19 per ingresso dei prenotati e per acquisto biglietti rimasti.
🟨Il 9 MAGGIO, dalle ore 19, su questo profilo t 🟨Il 9 MAGGIO, dalle ore 19, su questo profilo torna #InDirettaConLaGiallo 
🟨@robertagiallo intervisterà @freakybeaofficial con particolare attenzione alle sue ultime release.

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📣 Esce oggi 𝐀𝐫𝐢𝐚 𝐅𝐞𝐥𝐥𝐢𝐧𝐢𝐚𝐧𝐚, di Roberta Cappelletti & Emisuréla

Il brano è prodotto da Casadei Sonora e Materiali Musicali.

📍 19 MAGGIO MONTE BRULLO (Faenza)
Veglione Romagnolo per il Premio Arte Tamburini

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“Aria Felliniana” interpretato dalla grande e storica cantante e capo orchestra del folklore romagnolo #robertacappelletti e dal giovane duo del neo folk romagnolo #emisuréla formato dalle sorelle Anna e Angela De Leo, cantanti e musiciste dal crescente successo.
~Il prossimo appuntamento per vedere live il Veglionissimo sarà Venerdì 19 maggio a Montebrullo di Faenza, in occasione della nuova edizione del Premio Arte Tamburini~
“Aria Felliniana”, scritta da Ferdinando Guerra e arrangiata da Giuseppe Zanca per le storiche Edizioni Musicali Casadei Sonora da un’idea di Giordano Sangiorgi , promoter di importanti festival di musica indipendente e di liscio, rappresenta uno dei ritratti totalmente aderenti alla nostra Terra di Romagna unendo insieme con le interpreti, tutte al femminile, tradizione e innovazione, un connubio indispensabile per proseguire a far conoscere in una nuova chiave musicale il liscio e le nostre grandi tradizioni musicali sostenendo così la Regione Emilia-Romagna nell’iter del Liscio come Patrimonio Immateriale dell’ UNESCO
La copertina è una fotografia proveniente dal “Fondo Marco Pesaresi”, si ringrazia il Comune di Savignano sul Rubicone – Archivio fotografico Marco Pesaresi.

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Da oggi su spotify “Che bell’ande’”, music Da oggi su spotify “Che bell’ande’”, musica di @stefanocintimusica – libero adattamento poesia e testo di Alfredo Oriani.

tutte le info su meiweb.it 🎶
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poter vantare una propria Orchestra Ritmo Sinfonica.

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per circuiti teatrali, Festival, Talent, Convention e organizza Master Class
formative con i professionisti del settore.

tutte le informazioni su meiweb.it
@robertagiallo al #PrimoMaggio - Bologna per il @m @robertagiallo al #PrimoMaggio - Bologna per il @mei_meeting 
 
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