A Toys Orchestra, “LUB DUB”
(Ala Bianca Group/Warner, 2018)
A quattro anni dall’ultimo lavoro “Butterfly Effect”, gli A Toys Orchestra tornano con “LUB DUB”, disco di undici inediti per la produzione artistica di Giacomo Fiorenza, il cui titolo richiama i suoni delle valvole cardiache umane.
Gli A Toys Orchestra, italianissimi a dispetto dell’anglofono nome, ancora una volta realizzano un disco bellissimo, che mantiene l’identità forte di brani che hanno fatto la storia dell’alternative rock come gli indimenticabili ed indimenticati “Powder on the words”, “Letter to myself”, “Elephant man”, “Invisible”, “Peter Pan syndrome”, giusto per citarne qualcuno, sfornando undici tracce di rara bellezza che sono un caleidoscopio di sfumature di splendore e fascino, di una potenza e una profondità encomiabili.
Cupi, romantici – nel senso più letterario e poetico del termine – sentimentali e rockettari, il quintetto campano, da sempre meravigliosamente dedito alla lingua inglese e alle straordinarie ed eteree voci di Enzo Moretto e Ilaria D’Angelis, magnifiche e complementari, non sbaglia un colpo, mantenendo alti lo stile, la classe e l’eleganza delle loro composizioni dinamiche ed energiche e soprattutto mai scontate o banali, che dopo quasi un ventennio in musica mantengono un’originalità saliente e credibilissima.
Tracce migliori: “More than I need”, “Candies & Flowers”, “Someone like you”
Voto: 8.5
Francesca Amodio
Cauteruccio, “La vera storia du Pigeon Boiteaux”
(La Stanza Nascosta Records, 2018)
“La vera storia du Pigeon Boiteaux” è il disco d’esordio del quartetto aretino Cauteruccio, alias Stefania Ceccarini (batteria e cori), Diego Gnaldi (basso e cori), Matteo Paolucci (chitarra e tastiere) e Salvatore Cauteruccio (voce e chitarra), anticipato dal singolo “Roma”.
“Roma”, ballata interessante ed originale, ben scritta, è il manifesto di un album che si compone di dieci tracce in italiano che si lasciano ascoltare con entusiasmante trasporto, portavoce di un pop sporcato qui e là da venature più rock ‘n’ roll e qui e là citazionista, comunque autentico ed identitario, per nulla pretenzioso e che porta avanti un cantautorato semplice e lineare, lontano dalle contorsioni e dai voli pindarici spesso sterili di certi linguaggi indie – rock tanto in voga oggi.
I testi sono insoliti ed accattivanti, ironici e divertenti, il sound risulta piacevole e godibilissimo, il tutto accompagnato dalla voce ben cadenzata e modulata del cantante e chitarrista. Indubbiamente i Cauteruccio realizzano una buona semina, ragionata e coscienziosa, rigorosa e meticolosa, per terreni futuri con un’ottima probabilità di fruttifera fertilità artistica, che possiede tutte le basi necessarie per successive maturazioni e mutazioni.
Tracce migliori: “Roma”, “This song”, “Amore sprecato”
Voto: 7.5
Francesca Amodio