Lo scorso 4 dicembre L’Iperuranio ha presentato il suo singolo dal titolo “Madrenatura”, ultimo estratto dal suo debut album ”Postimpressionismo”. In quest’era in cui tutto va più veloce, L’iperuranio rallenta e attira l’attenzione su uno dei suoi brani più riusciti. Questo e altro in questa intervista per Mezzogiorno in Musica Indie a cura di Ivana Stjepanovic
1.Raccontaci come è nato questo tuo progetto artistico/musicale? Quando e da dove parte il tuo amore per la musica?
Da bambino ascoltavo musica anni ’60 italiana. Ho scoperto i Beatles che mi hanno aperto un mondo e da lì il brit pop, l’alternative soprattutto inglese e i ’90 italiani (Bluvertigo, Scisma, Afterhours, Silvestri). Io scrivevo racconti e poesie, quando ho imparato a suonicchiare una chitarra acustica, scrivere canzoni è stato un attimo, ma la modalità chitarra&voce mi stava stretta. Grazie al futuro produttore del disco Nicola Ardessi, ho imparato a utilizzare un programma per registrare quella che di fatto è stata la preproduzione di “Postimpressionismo”.
2.Come mai la scelta di questo nome: L’ iperuranio?
A scuola adoravo Platone e il concetto di Iperuranio mi ha rapito da subito. Più avanti ho realizzato che rappresentava perfettamente quello che credo dell’arte attuale. Non si inventa niente, ma si può rielaborare in maniera personale tutto quello che si è inglobato. Non creo, ricordo.
3.“Madrenatura”, ultimo estratto dal tuo debut album “Postimpressionismo”: come è nato questo brano e quale messaggio vuoi farci arrivare?
Tutto è partito da una banale litigata con mia madre. Molto presto però, mentre mi sfogavo con una penna su un foglio, ho capito che stavo parlando di qualcosa di più grande. La frustrazione di dover vivere una vita che non abbiamo chiesto di vivere. Non vuole essere un alibi, ma uno sfogo esistenziale. Servono anche quelli…
4.A cosa ti ispiri per quanto riguarda la scrittura dei tuoi testi?
Solitamente mi frulla in testa una parola, un concetto o una frase e in una sorta di auto-psicanalisi ci costruisco il testo attorno.
5.Come definiresti il tuo sound con tre aggettivi?
Rotondo, compatto, fluido.
6.cosa significa fare musica per te oggi? Come hai vissuto/stai vivendo questo momenti di stop per la musica, senza la possibilità di fate concerti?
Significa quello che significava anche prima. Un bisogno, per me, primario. In questo periodo sono riuscito ad essere molto più performante e concetrato che in passato. Per dire, nel primo lockdown ho scritto 14 pezzi nuovi (che non parlavano di lockdown!), mentre “Postimpressionismo” contiene pezzi scritti in oltre dieci anni…
7.Progetti futuri?
Registrare il secondo disco. Sarà un concept, non in senso stretto. Ho un concetto di base che lega tutte le canzoni nuove.
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