“Da un angolo all’altro” è il nuovo singolo di Andrea Rana, estratto dall’EP “Mondi e isole”. Con le sue sonorità pop, ci invita a non smettere di rincorrere i nostri sogni, a vivere la vita come il meraviglioso dono che è, a trovare la forza di ripartire anche dopo lunghi momenti di stasi e di difficoltà. Questo e non solo in questa intervista per Mezzogiorno in Musica Indie a cura di Ivana Stjepanovic
1.Andrea, parliamo del tuo ultimo singolo “Da un angolo all’altro” che significato ha per te e che messaggio vuole farci arrivare?
Dovremmo chiederlo a Luca Viviani, autore del testo! Aspetta che sentiamo cos’ha da dirci…
Luca racconta: “Da un angolo all’altro” nasce da un’amicizia, seppur virtuale, con Andrea. È una canzone sul tempo che passa e lascia tracce, anche pesanti, come orme sulla spiaggia. Ma per ogni giorno, per ogni anno, per ogni fermata, una nuova partenza è pronta a rimetterci in gara in quel flusso continuo di gioco e emozione che è la vita…
Mi rivedo completamente in ciò che ha scritto Luca. Aggiungi: musicalmente “Da un angolo all’altro” sembra un brano scanzonato, divertente… ma, soffermandosi sulle parole del testo, si intuisce chiaramente che al di là della spensieratezza è contenuto un invito a una riflessione profonda e, se vogliamo, filosofica riguardo la vita.
2.Quando hai scoperto la tua passione per la musica? Quali sono le tue maggiori influenze musicali?
Oh… parecchi anni fa. Inizialmente mi piaceva scrivere poesie e brevi racconti, da piccolo, in seconda o terza elementare, partecipai anche a un concorso locale di poesia. La musica arrivò più tardi, verso i 14 o 15 anni, iniziando a creare i primi testi su canzoni famose. Era il tempo “delle grandi compagnie”, come diceva Pezzali in un suo brano, il periodo dell’adolescenza, della crescita, della scoperta… delle cazzate! In quel subbuglio generale conobbi Francesco, un giovanissimo e talentuoso chitarrista; iniziammo così a scrivere un sacco di pezzi, ma davvero tanti… creammo poi una band di amici e presto arrivarono i concorsi, le prime serate… eh sì, partì proprio tutto da lì.
Per quanti riguarda le influenze, oltre a una bella fetta di cantautorato italiano, se dovessi restringere il campo e citarti solo una manciata di nomi, ti direi sicuramente Battisti, Litfiba, Timoria, Bowie, Héroes del Silencio. È davvero però un po’ troppo limitativo dirti solo questi, perché ascolto da Elio, Baglioni e Gazzè, a Dream Theather, Crash Test Dummies e Queen. Ecco, se devo escludere qualcosa dai miei ascolti, ti dico che non sono mai stato un grande fan del trash metal… per il resto, ascolto davvero di tutto un po’.
3.Cosa significa per te fare musica oggi?
Significa essere consapevoli, consapevoli sotto tanti aspetti, da quello economico a quello sociale. Significa sapere bene che ciò che produci molto probabilmente non avrà un ritorno economico, perché oggi le canzoni nemmeno si comprano più. Significa sapere che ti gireranno i coglioni quando vedrai che il video di un rutto, girato con un telefonino, sarà più visualizzato del tuo videoclip, lavoro nel quale hai investito energie e soldi. Significa dover fare i conti quotidianamente con l’indifferenza generale. Significa doversi accontentare anche delle briciole, perché i bocconi grossi sono lo spuntino delle bocche più grandi. Significa sbattersene di tutto ciò che ho detto finora e farla e basta.
4.C’è stato un momento che tu reputi importante per te durante il tuo percorso/carriera musicale?
Sì, il 2011. È stato un anno particolare. Senza entrare troppo nei dettagli, in quell’anno incappai in un serio incidente di percorso a livello di salute. In quel momento capii che, se avessi avuto modo di proseguire con la musica, lo avrei fatto in modo differente, cercando di farlo professionalmente, al meglio delle mie possibilità, nonostante non fosse (e non sia) la mia fonte di sostentamento. Quindi, in breve, sto operando “seriamente” solo dal 2013, sono ancora un giovincello! 
5.Come stai vivendo questo periodo così difficile ed incerto per la musica, soprattutto senza concerti?
Sono sincero, la situazione che stiamo vivendo, artisticamente, non mi ha condizionato molto. Nel senso, ha sicuramente cambiato alcuni miei programmi riguardanti uscite e riprese di videoclip in cantiere, ma per quanto riguarda i live non ha cambiato la mia attuale realtà. Sono ormai alcuni anni che non mi esibisco, soprattutto a causa di problemi di salute, di cui ora non credo sia opportuno parlarne, giusto per non annoiarvi… Detto ciò, andando oltre il mio “orticello”, la situazione è davvero problematica, non solo per il settore musicale, ma per tanti altri lavoratori che rischiano di vedere le proprie attività sparire.
6.Progetti futuri? Come ti vedi tra dieci anni musicalmente parlando?
Mah… Mi vedo così come ora, per alcuni aspetti. Sicuramente, finché avrò idee che mi frullano in testa, continuerò a provare a dar loro una forma. Se avrò la possibilità di registrare professionalmente lo farò, altrimenti mi accontenterò di registrare in casa con i mezzi che avrò a disposizione. Se mi sentirò ridicolo magari non apparirò più nei videoclip e non metterò più piede su un palco, perché se non sei famoso, a una certa età, il rischio di essere una specie di macchietta è reale. Ecco, a proposito di palco, mi auguro di poter tornare presto a calcarne uno, perché ormai sono diversi anni che non ho l’occasione di fare una serata per intero, come ho spiegato precedentemente. Il bello però di non avere più 20 anni è il senso di libertà di non dover sottostare e accettare tutto incondizionatamente, perché in fondo, detto fra noi, chi te lo fa fare? Non c’è più l’asillo di “dover diventare qualcuno”, si fa tutto solamente per il gusto e il piacere di farlo. Ritornerò dal vivo quindi solo se ne varrà la pena e se ci saranno determinate condizioni per farlo, perché a 40 suonati non ho voglia di imbattermi ancora in frasi del tipo: “quanta gente mi porti?”. A quel punto preferisco la mia camera come palco, oppure un contesto differente, ristretto, con degli amici come pubblico per dei piccoli house concerts.
Ascolta “Da un angolo all’altro” su Spotify:
Guarda il video su YouTube:
Segui Andrea Rana su Facebook e Instagram: