RIFLESSIONE ANALITICA SUL COMPARTO DELLE PICCOLE E MEDIE REALTA’
DELLA PRODUZIONE E DELLO SPETTACOLO DAL VIVO PARTENDO DALL’ANALISI
DECRETO DIRETTORIALE REP. N.1980 DI ASSEGNAZIONE CONTRIBUTI DESTINATI
AL RISTORO DELLE PERDITE SUBITE IN SEGUITO ALL’EMERGENZA EPIDEMIO-
LOGICA DA COVID-19, NEL SETTORE DEI CONCERTI DI MUSICA LEGGERA.
SE QUESTE SONO LE MISURE CON CUI IL GOVERNO PREVEDE DI MANTENERE IN
VITA IL SETTORE DELLO SPETTACOLO DAL VIVO, LE PICCOLE E MEDIE REALTA’
SONO DESTINATE A SCOMPARIRE
PREMESSA
Il momento storico che stiamo vivendo è senza dubbio unico e drammatico, ed è comprensibile che le figure
istituzionali preposte a prendere decisioni difficili e a volte estreme, trovandosi davanti a quello che nella nar-
rativa ed in filosofia viene chiamato “cigno nero”, si trovino in difficoltà, dovendo operare in scenari mai ana-
lizzati in passato. Ma mentre in altri Paesi Europei, Cultura e Spettacolo sono stati posti al centro delle misu-
re di rilancio, (è il caso recentissimo della Germania, dove a Berlino i Club che fanno musica dal vivo sono
stati riconosciuti ufficialmente come ISTITUZIONI CULTURALI, e potranno usufruire di tassazione agevolata,
accesso facilitato a contributi statali, ed altre misure tese a aiutare quei luoghi cui viene ufficialmente ricono-
sciuto un lavoro CULTURALE, attraverso aggregazione, socialità e libertà di espressione), qui da noi si par-
toriscono misure di sostegno allo spettacolo dal vivo prive di criterio logico, confuse, e che lasciano intende-
re come in realtà chi vi ha messo mano conosca poco se non affatto il settore.
Abbiamo analizzato gli aiuti e i ristori pensati per il settore culturale, a cominciare, a titolo esemplificativo, dal
DECRETO DIRETTORIALE REP. N.1980 DI ASSEGNAZIONE CONTRIBUTI DESTINATI AL RISTORO
DELLE PERDITE SUBITE IN SEGUITO ALL’EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA DA COVID-19, NEL SET-
TORE DEI CONCERTI DI MUSICA LEGGERA.
Lo scopo era quello di sottolineare quanto ancora poco si conoscano le sfumature del settore della produ-
zione culturale e dello spettacolo dal vivo, e quanto sia superficiale la metodologia applicata, che non tiene
conto della produzione “originale” ed indipendente, così come ignora in larga parte il ruolo di chi garantisce
da sempre con grande fatica, anche prima dell’emergenza covid, la diffusione capillare di proposte culturali
sui territori.
Le criticità rilevate sono molte e tutte riconducibili alla poca chiarezza dell’importanza di ogni piccolo compo-
nente della filiera; dal piccolo circolo al nuovo centro culturale, dal festival locale fino ad arrivare ai grandi
concerti e alle imponenti opere teatrali.
Percentuali e calcoli asettici, scollati dalla realtà, così come bandi e graduatorie che non tengono conto della
filiera di comparto, otterranno solo il risultato opposto, fomentando una guerra intestina e fornendo alle
grandi aziende, alle multinazionali ed ai prodotti cosidetti “mainstream” la possibilità di ottenere il controllo
della quasi totalità del mercato dello spettacolo dal vivo, e questo, in un Paese sano, rispettoso della Cultura,
non è accettabile.
Dalla nostra analisi sembra emergere un disegno inconcepibile ed inaccettabile, con il tentativo di adattare
criteri già discutibili in una situazione di normalità, ad una attualità emergenziale che andrà ben oltre i pros-
simi sei mesi, e per un settore già messo in ginocchio e a volte ridicolizzato (è di qualche giorno fa la propo-
sta di utilizzare cinema e teatri come luoghi per fare i vaccini, perché ritenuti logisticamente “SICURI”, di-
menticando che sono stati i primi a chiudere e saranno gli ultimi a riaprire), probabilmente questo vorrà dire
non tornare a regime prima della fine del 2021, se non oltre.
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ANALISI DEL CONTRIBUTO MIBACT
• Il 70% del totale dei contributi è stato ripartito tra 4 realtà (il dato sale al 78.5% in-
cludendo 6 realtà), quasi tutte multinazionali
• Non c’è cumulabilità degli aiuti erogati (senza distinzione di categoria) dalle agen-
zie delle entrate previste dai vari decreti e i sostegni erogati dal MIBACT. Inoltre per
alcune realtà, presenti nelle graduatorie pubblicate, sembra non essere stato se-
gnalato il contributo di 10.000€ ricevuto nei mesi scorsi come extra FUS, è possibi-
le?
• Riguardo il contributo a fondo perduto erogato dall’Agenzia delle Entrate per il mese
di luglio: è stato verificato che chi ha fruito di tale sostegno lo abbia segnalato in
sede di presentazione della domanda al MIBACT?
• Controllo degli errori o mancanze, date dalla grande confusione che spesso c’è ri-
guardo ai bandi e nell’accessibilità alle informazioni in merito a questi ultimi. Come
procederanno i controlli previsti dall’articolo 8?
• Notiamo una sporporzione della ripartizione in maniera percentuale sulla base di
fatturati troppo diversi. Come si è arrivati alla scelta la percentuale del contributo di
mancato incasso? (attualmente si applica un indice comune del 3.15%)
• Crediamo manchi un’analisi della filiera produttiva, e la domanda è: Chi ha realmen-
te in carico i costi per i quali si beneficia dei ristori?
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APPROFONDIMENTO DELL’ANALISI
1) il 70% del totale ripartito su sole 4 realtà, peraltro quasi tutte multinazionali, di fatto soffoca la pic-
cola e media impresa, che da sempre, in molti settori, costituisce la spina dorsale dei comparti pro-
duttivi, rappresenta la creatività, l’ingegno ed anche la fornitura di servizi sui territori. Con questo
metodo non si aiuta il comparto, ma si fanno gli interessi esclusivamente delle grandi aziende. Cre-
diamo che questa percentuale non sia dovuta ad una proporzionale importanza dei soggetti, ma ad
una lettura sbagliata o almeno ad un errata modalità di abbinamento rispetto alle diverse componenti
della filiera. Consapevoli della grandezza e dell’importanza in termini di produttività e creazione di
posti di lavoro dei BIG che hanno ricevuto il 70% dell’intera somma erogata, ci domandiamo quanto
abbia influenzato la posizione privilegiata in partenza, ma anche quanto poi queste grandi realtà ab-
biano a loro volta intenzione di “distribuire” sulla filiera che opera sul campo quanto ottenuto a fon-
do perduto dal Ministero.
In sostanza, si sono messe sullo stesso campo di gioco grandi aziende con maggiori mezzi, più grande una
credibilità bancaria ed una superiore forza mediatica, con realtà territoriali che compiono un lavoro quotidia-
no differente ma altrettanto importante, realtà che spesso sono l’elemento finale della filiera stessa, prima
dello spettatore.
2) Differente gestione del DURC: non chiediamo l’annullamento delle posizioni di morosità, ma una
gestione emergenziale diversa e non penalizzante.
Riteniamo necessario perpetrare il recupero delle posizioni di morosità, al fine di garantire un sistema eco-
nomico sano, ma crediamo sia altrettanto necessaria un gestione che tenga conto dell’aggravio che questa
emergenza ha provocato in un settore già in serie difficoltà, che necessita di sostegno e non del colpo di
grazia.
3) Notiamo una sporporzione della ripartizione in maniera percentuale sulla base di fatturati troppo
diversi. Come viene scelta la percentuale del contributo di mancato incasso (attualmente si applica
un indice comune del 3.15%)
PROPOSTA: creare fasce di ripartizione per l’accesso ai contributi, così da calcolare i ristori per il mancato
incasso con differenti percentuali a seconda dello scaglione di appartenenza (come per il fondo perduto ero-
gato a luglio).
4) I contributi erogati prevedono un 89% di rimborso relativo alle perdite derivate dai mancati concer-
ti. Manca la chiarezza di forma sul dato da dichiarare. Ad esempio, alcune realtà hanno evidentemente di-
chiarato solo spese accessorie, sotto ai 10.000 euro, mentre altre, viste le somme ingenti a fronte di pochi
spettacoli, devono aver incluso in questo dato anche altro. Forse una percentuale sui biglietti rimborsati, o
forse si tratta di somme legate a contratti sottoscritti con i fornitori di servizi, o magari sono le penali esercita-
te dagli artisti coinvolti nella cancellazione di eventi o tour, ma dato che siamo in una evidente situazione di
“causa di forza maggiore”, questi dati e queste somme risultano poco comprensibili ed andrebbero docu-
mentati pubblicamente.
5)Equiparazione errata delle varie realtà che hanno strutture gestionali molto diverse, con conse-
guenti necessità e movimentazioni economiche differenti. Un approccio dannoso e deleterio, alla
luce dei criteri adottati dal MIBACT per l’assegnazione dei contributi del presente bando.
Diversi bilanci, diversi piani economici e anche diversi costi, ma soprattutto diverso impatto socio culturale.
Ci troviamo a ripetere ancora una volta quanto sia necessario che ai tavoli tecnici ci sia una rappresentanza
anche degli spazi culturali e dei luoghi che operano in modo costante sui territori, così come delle realtà che
ogni giorno svolgono sul campo questo mestiere, e non soltanto dei CEO delle grandi aziende, persone sicu-
ramente brave nel loro lavoro ma spesso, più o meno consapevolmente, distanti anni luce dalla realtà dei
fatti.
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Conclusioni:
La nostra analisi oggettiva, ci porta ad una riflessione politica sulla funzione degli spazi e delle realtà che
producono cultura e spettacolo dal vivo sui territori.
La diffusione e la fruibilità di proposte culturali non è mai menzionata, la capacità di aggregare o di stimolare
il pensiero critico non vene mai valorizzata, la naturale predisposizione alla sperimentazione, alla scoperta,
alla formazione di quei talenti che poi un giorno diventeranno componenti fondamentali della proposta artisti-
ca di un Paese, viene totalmente ignorata, come se bastasse riempire i roster delle agenzie di artisti clonati
con formule matematiche, spesso purtroppo fallimentari.
L’arricchimento culturale dei territori dipende da chi costruisce proposte continuative in collaborazione con
gli enti locali, e solitamente sono le piccole e medie realtà della produzione e dello spettacolo dal vivo, che
avendo strutture flessibili e di minor pretesa economica, rendono possibile quella progettualità che diventa
beneficio per tutti i cittadini.
Cosa rimarrà tra due anni?
Chi si occuperà delle estati metropolitane, delle rassegne nelle periferie, delle proposte nei territori, degli
spettacoli per le scuole o dei laboratori extra curricolari, delle feste di piazza, di quei circa 42.000 eventi che
ogni anno riempiono il nostro Paese con spettacoli ad ingresso libero? Chi gestirà quei piccoli o medi spazi
dove i futuri BIG della musica muovono da sempre i primi passi, se oggi tutto questo viene lasciato, sempli-
cemente, fallire?
Un pensiero è doveroso anche per i lavoratori e l’indotto dello mondo dello spettacolo, che hanno buona par-
te dei loro ingaggi nei grandi circuiti, così come hanno continuità lavorativa, e quindi sostentamento, nei fe-
stival, nei club, nei piccoli e medi eventi, nei luoghi più generalmente destinati alle proposte culturali, giorno
dopo giorno.
Crediamo che mettere l’accento solo sulle grandi aziende e i grandi circuiti sia profondamente sbagliato, irri-
spettoso ed anche pericoloso; siamo convinti che gli interventi fatti siano un primo grande passo e ne com-
prendiamo l’importanza, ma non basta, perché è come assicurare il pasto all’autista di un pullman, senza
mettere però benzina.
Proponiamo di valorizzare (come avviene per l’artigianato o la produzione autoctona) le peculiarità della ca-
pillare rete territoriale di piccole e medie realtà dello spettacolo dal vivo e della produzione culturale, al fine di
ottimizzare una ripartenza ricca, eterogenea e fruibile per tutti.
Le piccole e medie realtà della produzione e dello spettacolo dal vivo, così come tutto il comparto indipen-
dente della produzione artistica teatrale, musicale e delle arti in genere, dovrebbero essere le antenne terri-
toriali utili come volano e gli enti locali dovrebbero avere uguali strumenti in tutta Italia per garantire una ri-
partenza equa da nord a sud.
I circuiti indipendenti sono fondamentali per lo sviluppo e l’innovazione e ad oggi rischiano di essere, se va
bene, fagocitati dai pesci grandi, se non addirittura spazzati via.