ROCKOL INTERVISTA LA DISCOGRAFIA MILANESE SULLA CRISI DA CORONA VIRUS
“La situazione più preoccupante è senz’altro quella del live, ma anche l’industria discografica sta facendo fronte a problemi devastanti”, ha spiegato a Rockol il presidente di FIMI Enzo Mazza: “Con il blocco agli instore il mercato del fisico ha conosciuto una brusca battuta d’arresto. Tra le nostre proposte c’è quella di allargare il tax credit e farlo diventare universale, per l’industria musicale, così come oggi lo è già per quella cinematografica. Anche perché le diverse filiere sono legate a doppio filo, il segmento del live è consequenziale a quello discografico, colpito in un momento – il primo trimestre del 2020 – immediatamente successivo a un periodo di solida ripresa. Perché purtroppo anche qualche settimana può bastare a compromettere una situazione in modo irreversibile: oggi dobbiamo fare i conti con questa situazione, che sta mettendo a rischio anche la spedizione italiana al South by Southwest 2020. Chiederemo che vengano adottate misure che chiedevamo da tempo, e la cui attuazione possa essere fatta in pochissimo tempo”
“La nostre saranno richieste pragmatiche, perché la rapida attuazione delle misure in una situazione come questa è fondamentale”, ha chiarito a Rockol il presidente di AFI Sergio Cerruti: “Per esempio il Bonus Cultura andrebbe rifinanziato e allargato, sia in termini di platea dei beneficiari che di attività convenzionate. E’ il tipico esempio di provvedimento emergenziale, non strutturale, che potrebbe rivelarsi efficace in una situazione del genere. Ci sono poi interventi da attuare per mezzo della decontribuzione alle aziende: penso al comparto del live, che al momento è sostanzialmente fermo, e al quale purtroppo non bastarà qualche settimana per una ripresa completa. Certo, come in tutte le crisi, vanno considerati entrambi i lati della medaglia: i contenuti online sulle piattaforme di streaming stanno volando, ma questo fenomeno non basterà affatto a parare il colpo. Occorre che vengano presi provvedimenti come la tariffa sulla copia privata, istituiti fondi e programmi come quello – promosso dal MiBact – ‘Per chi crea’ e varate altre misure strutturali: ho solo il timore che purtroppo sia già tardi, perché tutte le economie del sistema Paese sono collegate, e il nostro è un settore già fragile”.
“La parola d’ordine è navigare a vista: per noi che lavoriamo sulle canzoni, che sono veicolo di emozioni, la situazione è tutt’altro che facile”, ci ha raccontato il Vicepresidente di PMI e managing director di Carosello Records Dario Giovannini: “I problemi sono diversi: stiamo posticipando delle uscite, e siamo in difficoltà con diverse operazioni – come, per esempio, la spedizione di Diodato all’Eurovision Song Contest – che richiedono investimenti che non solo non danno alcuna certezza di rientro, ma che non possono essere in nessun modo assicurate. Le vendite di biglietti si sono bloccate, e la mia paura è che questo clima persista non solo per ancora qualche giorno o settimana, ma addirittura fino alla fine della prossima estate. La musica non è considerata un bene di prima necessità, e in una situazione del genere il nostro comparto, già debole di suo, rischia il crollo. Siamo certi che la gente abbia voglia di distrarsi, per questo stiamo cercando di lanciare – proprio in questi giorni – le produzioni di nuovi artisti sui canali streaming, ma, ovviamente, si tratta di palliativi. Quello dei concerti sarà un problema da affrontare, perché per un’agenzia che promuove spettacoli dal vivo – proprio come per un bar o un ristorante – uno stop prolungato non è sostenibile. Sono preoccupato: si sta creando un clima di caos, e il caos quasi mai porta a compiere scelte lucide”.
Fonte: Rockol