Edda, “Fru Fru”
(Woodworm, 2019)
“Fru Fru” è il nuovo, inaspettato album di Edda, l’ex Ritmo Tribale al secolo Stefano Rampoldi fuori dopo appena due anni di distanza dall’acclamatissimo “Graziosa utopia”.
Nove tracce vanno a comporre questo album che, come di consueto quando si tratta di Edda, non è solo l’ascolto di un nuovo lavoro ma un’esperienza mistica, un’ascesi ed una sublimazione bellissime: questo artista formidabile, che sceglie il nome della madre per cantare la sua arte, ancora una volta non si risparmia, procreando quello che egli stesso definisce “un flusso di coscienza”. È un piacere infatti lasciarsi sbattere con dolce violenza lungo questo turbinio caleidoscopico emozionale di melodie rock, che non segue nessun fil rouge preciso se non quello della voracità dell’istinto e del fremito della passione.
Con i suoi testi pregni di struggente semplicità, anche quest’ultimo di Edda è un lavoro che arriva dritto al cuore con la puntualità e la precisione certosina di un proiettile ed il disincanto di un fanciullino pascoliano cresciuto, per il quale l’amore, il sesso, la spiritualità, la brutalità, il classicismo, la rivoluzione, non hanno più segreti. Un ascolto imprescindibile.
Sollo & Gnut, “l’orso ‘nnammurato”
(ad est dell’equatore, 2019)
Da ben sessantasei componimenti poetici, Alessio Sollo e Claudio Domestico, in arte e in musica Sollo e Gnut, ne estrapolano quattordici che diventano canzoni, scritte da Sollo e musicate da Gnut, artisti che condividono Napoli come patria natia.
E certe emozioni non possono che schiudersi e liberarsi proprio nel vernacolo, che spesso fa librare come null’altro la profondità di un suono, la delicatezza di un concetto, la brutalità di un sentimento; le voci calde e roche di Gnut e Sollo sono lo sposalizio perfetto di queste viscerali passioni, che si snodano lungo queste meravigliose quattordici tracce che cullano l’ascoltatore in un viaggio sonoro suadente ed intrigante, che ha la leggiadria di un’altalena piantata nel cielo e la profondità di un abisso scuro ed inesplorato.
In un vortice turbolento di folk partenopeo, con piacevoli ingerenze d’oltreoceano qua e là, azzeccatissime, “l’orso ‘nnammurato” è una piccola arancia meccanica, uno scrigno prezioso di consapevolezze di vita quotidiana, un inno al romanticismo e alla libertà, all’illusione e alla disillusione, alla serenità, all’allegria. Un album poetico e ispirato.
FRANCESCA AMODIO