Nada, “È un momento difficile, tesoro”
(Woodworm Label/Artist First, 2019)
Anticipato dal singolo “Dove sono i tuoi occhi”, “È un momento difficile, tesoro” è l’ultimo, attesissimo disco di inediti di Nada, fra le regine sempiterne del nostro cantautorato, che vede il ritorno dell’esimio John Parish in veste di produttore del disco e musicista (batteria, percussioni, chitarre, lap steel, vibrafono, tastiere), a distanza di quindici anni da “Tutto l’amore che mi manca”.
Autrice delle parole e della musica di questi splendidi dieci inediti suonati anche insieme a Gerri Manzoli (organo, pianoforte, basso, chitarra, drum machine, mellotron) e Pete Judge (tromba), Nada torna come di consueto in grande spolvero, con la sua voce che il tempo e i sigari hanno reso piacevolmente più roca ed intrigante ed il suo sound, da sempre all’avanguardia, che cavalca un pop-rock sui generis che non ha paura di contaminarsi e sporcarsi, con stile. Se questo disco fosse un’immagine, sarebbe quella di una bambina vispa e curiosa che si aggira saltellante per i boschi ad osservare la rugiada sulle foglie, di quegli infanti però che ad un tratto li guardi e hanno gli occhi profondi e scavati di un adulto, di uno che ne ha viste un po’, che come un partigiano calviniano sente la necessità di raccontare e raccontarsi.
Quest’ultima opera di Nada Malanima è un compendio magniloquente e grandioso di sentimento e passioni, di energia e forza, di ruvidezza e malleabilità, disincanto e tormento. Con la sua consueta ironia, come un satiro Nada mette in musica la sua visione del mondo senza filtri né orpelli, in un disco profondo e godibilissimo.
Alessandro Sipolo, “Un altro equilibrio”
(LaPop/Freecom, 2019)
“Un altro equilibrio” è il titolo del terzo disco del bresciano Alessandro Sipolo, anticipato dal singolo omonimo, interamente scritto e composto da Sipolo per la co-produzione artistica di Alberto Venturini e suonato insieme a Max Gabanizza, Giulio Corini, Omar Ghazouli, Enrico Mantovani, Alessandro Cassani, Paolo Malacarne, Emanuele Agosti, Daniela Savoldi, Fausto Beccalossi, Habibou Camara e Dudù Kouate.
Come gli illustri precedenti, anche quest’ultimo di Sipolo è un album bellissimo: sempre in barba alle mode stantie del momento, questo cantautore e musicista fieramente nordico, fortissimo, propone un cantautorato prettamente e meravigliosamente sui generis che francamente rifugge accostamenti immediati, cavalcando l’onda di storie di vita vissuta e/o immaginata che si snodano lungo un sound a cavallo fra il rock, il gitano e il bucolico.
Nonostante la giovane età, poco oltre le trenta primavere, Alessandro Sipolo è le sue canzoni, e le sue canzoni sono quello che è questo brillante artista: uno dei pochi, rarissimi veri “resistenti”, un figlio nato quasi fuori secolo, che a volte canta con nostalgia di epoche mai vissute. Nella delicatezza dei suoi racconti è bello perdersi e ritrovarsi continuamente, lui che con fierezza affonda nelle sue radici e che con altrettanto orgoglio e spontaneità è figlio della Terra tutta ma anche della Luna, è fratello degli ultimi, consanguineo degli uomini. Un album appassionante, commovente, un ossimoro costante di morbidezza e forza. Sipolo si conferma un vero unicum all’interno del panorama giovanile cantautorale italiano, una perla rara, affascinante, seducente ed ammaliante.
FRANCESCA AMODIO