Malika Ayane @Monk (Rm) 19-11-18
Un’accoglienza più che affettuosa quella che la platea capitolina del Monk regala a Malika Ayane in occasione della sua seconda data nella Capitale, preceduta dal grande successo del giorno prima all’Auditorium Parco della Musica, a dimostrazione del fatto che il pubblico ha apprezzato questa sua doppia veste, che vede la prima data nelle mura di un teatro e la seconda in quelle di un club, entrambe nella medesima città.
Esperimento riuscito soprattutto per ciò che concerne gli abiti delle sue canzoni: se nel teatro Malika li avvicina ad una dimensione più prettamente cantautorale e quasi orchestrale, nel club l’artista si libera di talune sovrastrutture per regalarci un manto totalmente inedito, in cui un’esplosione di rock ed elettro – pop, squisitamente dal sapore eighties, la fanno da padroni. Accompagnata solo da Nico Lippolis alla batteria e Jacopo Bertacco alla chitarra, la Ayane imbraccia la sua keytar per sviscerare sia i brani del suo ultimo lavoro “Domino”, di cui è autrice, sia i pezzi d’annata che l’hanno portata al successo (“Senza fare sul serio”, “Tre cose”, “Feeling better”, “Ricomincio da qui”, “Come foglie”), nel risultato di una sperimentazione incredibilmente azzeccata che fa invidia ai dettami dell’industrial elettronico internazionale, che sposa magnificamente la celebre raffinatezza sui generis della cantante, che con fierezza e coraggio si è fatta rappresentante di un mutamento e di una ricerca sonora minuziosa, che spiazza, pervade e rapisce.
Claudio Filippini trio @Casa del Jazz (Rm) 24-11-18
Grande successo di pubblico per la presentazione romana di “Before the Wind” (Cam Jazz, 2018), l’ultimo lavoro del pianista abruzzese Claudio Filippini, inciso col contrabbassista Luca Bulgarelli ed il batterista Marcello Di Leonardo, che riserva ai tre un’accoglienza calorosa e una partecipazione attenta all’ascolto di questo bel lavoro che si snoda lungo nove brani che amabilmente sfuggono ad etichettature e stilemi, declinandosi fra le sperimentazioni e le improvvisazioni del contingente e volando pindaricamente verso il ritorno alla classicità.
Senza dubbio la leggera fruibilità dal vivo del lavoro è data da un’intesa musicale d’annata fra i tre, suggellata dall’esecuzione di “Forever”, a ciò dedicata, che certo non è un contorno e di sicuro aggiunge quel plus ultra all’ascolto di un concerto in cui è costante l’intervallo di composizioni più o meno metricamente e ritmicamente elaborate (rispettivamente “Don’t elevarsi” vs. “Maia”, ad esempio), nella destrutturazione di un concept in cui i brani vengono elaborati affinché ogni strumento abbia la sua ragionata e calibrata collocazione, lungo uno studio geometricamente improvvisato del suono.
Un lavoro assolutamente coeso, ben confezionato e ponderato, una ricerca indagatoria del suono che culla l’ascoltatore in un viaggio dai risvolti talvolta inaspettati, talvolta asseriti.
FRANCESCA AMODIO