Baustelle @AtlanticoLive! 19-04-18 Rm (recensione)
La Capitale stasera regala all’amata band di Montepulciano un clamoroso sold out di duemilaseicento presenze come ennesima conferma dell’amore di Roma per Francesco, Rachele e Claudio, in musica e in arte i Baustelle, che superano quest’anno le due decadi di attività. A un mese scarso dall’uscita de “L’amore e la violenza – Vol.2”, l’ultimo lavoro di dodici inediti del gruppo, il live di stasera è l’ultima delle innumerevoli riprove che consacrano i Baustelle come una delle realtà cantautorali più forti attualmente in Italia: negli anni hanno saputo crearsi e ritagliarsi un loro sentiero sonoro poetico e neanche lontanamente avvicinabile, quanto a creatività ed originalità, per molti, anche illustri, colleghi, che li ha portati oggi a livelli incommensurabilmente alti. Con un concerto altamente coreografico e scenografico, con un repertorio che propone nove delle dodici tracce del nuovo album oltre a delle chicche quali “La canzone del riformatorio”, “Piangi Roma” e un omaggio agli ammirati Diaframma con la loro “Valentina”, i Baustelle regalano al pubblico capitolino un live in cui si spendono nella loro totalità garantendo ai loro fedelissimi uno spettacolo di qualità profondo, intenso, inebriante ed ubriacante. Sacrali, dissacranti, monumentali, atavici, ancestrali, a cavallo fra il mito, le atmosfere spettrali di una chiesa spoglia e i racconti urbani che strizzano un occhio a quel filone francese alla Gainsbourg e uno all’indagine della meraviglia di un fanciullino pascoliano perverso e puro, i Baustelle riscrivono ancora una volta un linguaggio musicale meravigliosamente sui generis senza paragone alcuno, con, tra le altre cose, una Bastreghi più in forma che mai, adorabile ciliegina sulla torta di un live magistrale, energico, potente, assoluto.
I Baustelle sono quell’oasi nel deserto da preservare e contemplare con cura e dedizione, assaporando con grazia il gusto di ogni nota e sillaba.
Francesca Amodio
Gabriella Martinelli, “La pancia è un cervello col buco”
(Autoproduzione, 2018)
A tre anni dall’esordio “Ricordati di essere felice” (Toto Sound Records, 2015), la cantautrice di pugliese terra natia Gabriella Martinelli esce con “La pancia è un cervello col buco”, da lei interamente scritto, prodotto ed arrangiato.
Le otto tracce in italiano, ove talvolta si insinua con eleganza un po’ di francese, si fanno ascoltare con trasporto e curiosità, nella perfetta riuscita di un lavoro in cui questa cantastorie decisa ed appassionata mischia con maestria il rustico del quotidiano e l’atavico del sentimento universale, il tutto adagiato su un sound accattivante ed invitante. Senza abbandonarsi alle fluttuanti mode odierne, la Martinelli esplica con vigore un’identità eterogenea che non si scalfisce, grazie a testi curiosi ed originali e ad una voce limpida e potente, priva di orpelli e scevra di ridondanze pletoriche, pura e diretta.
Un album gradevole e sui generis, una matassa che si snoda lungo storie al femminile che sono un inno alla libertà, all’ironia, alla spensieratezza, all’allegria e alla consapevolezza.
Tracce migliori: “Che poi un berretto non è”, “Giulia”, “La vagabonde”
Voto: 7.5
Francesca Amodio