Cantare fatti di cronaca e l’attualità del mondo è l’intenzione che muove oggi un gruppo di musicisti parolieri e cantanti che si sono ispirati all’opera dello storico, leggendario e indimenticabile gruppo torinese de “I CANTACRONACHE” formato da Fausto Amodei, Michele Straniero, Sergio Liberovici, Emilio Jona, Margot Galante Garrone e altri che a cavallo degli anni ’50 e ’60 raccontava l’Italia partendo da una prospettiva critica e anticonformista, denunciando, protestando e riconsegnando alla memoria collettiva fatti e momenti di storia sociale e politica
Il gruppo in continua espansione oggi è formato da Beppe Chierici, Mireille Safa, Malva, Giuseppe Mereu, Igor Lampis e sono previste 5 uscite.
Di seguito la presentazione dei primi 3 volumi freschi di pubblicazione
Presentazione Nuovo Cantacronache 1 di Mireille Safa
C’è un lamento sordo che rimane soffocato tra i pixel dei telegiornali, che striscia latente tra i caratteri vischiosi della stampa e i caricamenti subitanei delle pagine web, che rimbomba muto tra le opinioni degli imbecilli e le riflessioni ponderate dei più attenti: è il lamento dell’Africa, che si aggira come un fantasma afasico per i corridoi ben arredati del nostro immaginario. È con la prima uscita del nuovo corso del Cantacronache che tale gemito riesce a manifestarsi attraverso le oscillazioni del suono, lo stesso che emerge impetuoso dalle ricchezze vocali di Mireille Safa. L’Africa ritratta dalla costantemente indignata poetica di Beppe Chierici, autore di tutti i testi del disco, i cui versi particolareggiati e ricchi di umori costituiscono una solida ossatura narrativa, è un’Africa ancora una volta di più martoriata e vampirizzata, annichilita in vista di un nuovo interesse occidentale, e infine rifiutata e rigettata: il canto dell’artista libanese trattiene in grembo il dramma, lo penetra con intensa sensibilità, e restituisce l’insieme amplificato. La potenza di tale timbro vocale, pregno di varie e diverse suggestioni aromatiche (la lieve cadenza straniera del cantato non sembra per nulla lasciata al caso), è di vastità pressoché illimitata, e mira ora all’infinitamente grande, ora all’infinitamente piccolo. In “Solcare il mare”, ad esempio, la completa assenza dell’accompagnamento musicale permette all’intonazione di Mireille di estendersi fino a occupare fisicamente l’intero universo del brano; per tutta l’andatura saltabeccante di “Ode al gatto”, tratto da un poema di Neruda, uno di quei momenti di allegrezza che pur costellano l’album, il canto si sottiglia così fine da incarnare il sibilo felino. Soprattutto è una voce di donna, quella che ascoltiamo, e più specificamente la voce di una madre, la Madre Terra, la stessa che canta d’amore nella poetica “Il vagabondo”, che canta di amarezza nella nostalgica “Terra senza Dio”, che canta d’incanto nella lirica “Il cormorano” e che canta di rabbia nella sprezzante “Alep Siryacon Valley”. Oltre alle capacità interpretative di Mireille Safa e alla certosina ricercatezza delle rime di Beppe Chierici, a completare l’alchimia musicale abbiamo due figure di rilievo: da una parte il musicista Giuseppe Mereu, che con la sua notevole inventiva deve aver scoperto la pietra filosofale della melodiosità, visti i motivi compiuti e ben delineati che fluiscono copiosi dalla sua chitarra; dall’altra Margot, storica componente del Cantacronache, che firma la musica del “Cormorano” e di “Ode al gatto” con quella vividezza che caratterizza da sempre la sua creatività melica. Un album, questo, che vede rinnovarsi integro in sé lo spirito antico che avevamo lasciato nel Cantacronache degli anni Cinquanta, e che invita a un ascolto contropelo, una volta di più, rispetto alla plastificazione dei regimetti canzonettari del momento.
Dario Faggella
BIOGRAFIA MIREILLE SAFA
Mireille Safa, franco libanese, poliglotta, attrice.
Vive e lavora in Umbria con suo marito Beppe Chierici e i loro 20 gatti.
Presentazione Nuovo Cantacronache 2 di Beppe Chierici
Ho passato notti intere ad ascoltare i dischi e le canzoni di Beppe Chierici.
Dapprima ho apprezzato le sue traduzioni e il suo modo di interpretare l’ amico Brassens, la finezza e la fantasia degli arrangiamenti, la passione e l’amore che traspare da ogni parola, da ogni nota.
Dopo ho conosciuto un altro aspetto, e l’ho scoperto autore e cantante di canzoni per bambini, insieme alla bravissima Daisy Lumini, con il disco “Il paese dei bambini con la testa”, un disco pubblicato nel lontano 1975 e che risulta tuttora di grande attualità, ma che purtroppo, visto la superficialità dei nostri tempi, sembra qualcosa di irripetibile ai giorni nostri, dove meno si usa la testa e meglio è. Se dovessi fare un paragone potrei dire che l’ effetto è simile a quello suscitato dal libro “La fattoria degli animali” di Orwell, dove, dietro alla favola, destinata inizialmente ai bambini, si nasconde un significato ben più serio e critico nei confronti della società. Poi ho scoperto i suoi canti contro la guerra, i suoi canti dei menestrelli e i canti popolari e sono rimasto stregato da canzoni meravigliose come “Le tessitrici di seta” e “Perché quei cannoni?”. Infine aspettavo di conoscere e gustare un altro aspetto di Beppe Chierici che tardava ad arrivare; il Beppe Chierici cantautore, ossia quello che racchiude in un unico contenitore ciò che nel corso degli anni l’artista/attore ha suddiviso in più parti; questo contenitore è il Nuovo Cantacronanche N°2, e finalmente è arrivato. Dunque testi originali scritti e cantati, questa volta, per un pubblico adulto, con ormai l’immancabile supporto musicale dell’ottimo musicista e raffinato arrangiatore Giuseppe Mereu, che ha scritto e suonato tutte le musiche del disco (come riesca a farlo con tanta semplicità rimane ancora un mistero!). E Beppe Chierici, come è nel suo stile, non ce lo manda a dire quello che pensa, ma ci sbeffeggia e ci sputa verità che ci fanno male, come nella canzone “Protesi” dove Beppe si prende gioco di noi, giovani e meno giovani, che abbiamo perso l’uso delle mani in quanto al loro posto ci siamo autotrapiantati uno smartphone! Non si sfugge dalla schiavitù del cellulare e tutti ne siamo consci. Nonostante questo non mancano momenti di critica, intrisi nello stesso tempo di dolce poesia, che potrebbero far luccicare gli occhi soprattutto a noi sardi, con una dichiarazione d’amore e di rispetto verso uno dei più grandi pensatori del 900, Antonio Gramsci, con la bellissima “Gramsci, ti racconto”. Ma i temi trattati sono vari e ci fanno riflettere. Il cantautore ci vuole far capire, a volte rimproverandoci, a volte scherzando con noi, a volte prendendosi gioco di noi, che su questa terra siamo tutti uguali, quindi affanculo i razzisti, affanculo chi semina odio, affanculo il ricco che sfrutta il povero, affanculo la guerra e affanculo gli idioti! Grande Beppe, ci mancavi!!! Voglio chiudere questo mia presentazione dicendo che ho atteso molto questo momento e mai, davvero mai, avrei pensato di poterne fare parte in prima persona! Buon ascolto!
Igor Lampis
BIOGRAFIA BEPPE CHIERICI
Beppe Chierici (Cuneo, 28 aprile 1937) è un attore, cantante e cabarettista italiano.
Già da giovane decide di voler fare l’attore e terminati gli studi decide di lasciare l’Italia e di peregrinare per il mondo alla ricerca della sua strada. Si adatta a svolgere i lavori più umili e vive dieci anni di esperienze fra l’Europa e l’Africa dove soggiorna per diversi anni.
Dirà poi: «Quegli anni sono stati la mia Università e la mia Accademia d’arte drammatica. Ho guardato, ascoltato, imparato. Che fortuna ho avuto di poter vivere così!»
Nel 1969 torna a Roma e fonda, con Daisy Lumini, una Compagnia che mette in scena lo spettacolo Essere e avere. Il successo dello spettacolo lo impegnerà in repliche per due anni nelle principali città d’Italia.
Da quel momento in poi la sua carriera viene suddivisa fra teatro, musica, cabaret, televisione e cinema.
Attore poliedrico, spazia con successo in ogni genere di spettacolo lavorando con i più importanti registi fra i quali si ricordano Luigi Comencini, Anton Giulio Majano, Carlo Lizzani, Giuseppe Tornatore, Daniele Luchetti e Alberto Bevilacqua giusto per citarne alcuni.
Diviene amico di Georges Brassens e inizia a cantare in italiano le canzoni del grande chansonnier francese. Stanco dell’aver vissuto a lungo in Italia, nel 1987 decide di ritornare in Francia dove inizia a svolgere la sua attività artistica tra cinema, teatro e mondo della canzone, ottenendo grande successo. La sua carriera lo porta a recitare nei più importanti teatri d’Europa, soprattutto in spettacoli in lingua francese. Attualmente vive in Umbria e si occupa del progetto dei Nuovi Cantacornache.
Presentazione Nuovo Cantacronache 3 di Malva
Nel corso del tempo, di secolo in secolo, un testimone colmo di significati viene passato di generazione in generazione, cosicché mentre tutto muore e non fa che morire, l’idea tramandata di esperienza in esperienza non muore mai, illuminando sempiternamente, e con salvifico lucore, le azioni umane che si srotolano nelle organizzazioni sociali. Allo stesso modo, al terzo appuntamento con il Nuovo Cantacronache, il Cenacolo di Ares propone un passaggio di testimone significativo: l’esordio della giovane cantrice brianzola Malva. All’orecchio salta subito un interessante fenomeno: l’estensione vocale di Malva – minuta, sussurrata, elfica, e allo stesso tempo piena di nerbo, di sardonici umori e di “vibrante protesta” – sembra sbocciare come un fiorellino dalla pianta vocale di Margot Galante Garrone, storica cofondatrice dei Cantacronache degli anni Cinquanta, anch’ella dotata di una vocalità pregiata, sottile, simile al sospirare del gatto, ma il cui sibilo può incarnare anche la perniciosità della freccia scoccata. Come per un incantamento del filare del destino, nella realtà è proprio Margot che dobbiamo ringraziare per aver ispirato e incoraggiato Malva, supportandola e consigliandola, fino a spingerla al concepimento dell’album qui presente, e che a tutti gli effetti è un lavoro che sa scegliersi la parte, e quindi comunista, anticlericale e antifascista. Ma non è tutto qui. Infatti, leggendo (e ascoltando) i testi della nostra cantastorie, notiamo subito che oltre il realismo delle cronache raccontate, e che ci riguardano nel nostro contemporaneo, c’è una dose consistente di magia favoleggiante che pizzica le corde fanciullesche della nostra sensibilità, per cui la denuncia è spoglia di ogni retorica, e l’oggetto della denuncia stessa risalta con più vivacità. In altri brani musicali, invece, compare una pura e semplice elegia di eterni fantasmi terrestri, come il rimpianto, la nostalgia, la vita stessa per come è e come si mostra. Una menzione a parte va fatta per i testi vergati da Salvo Lo Galbo, autore di “Effebì” (uno “j’accuse” contro Fausto Bertinotti), “Lamento del sanpietrino” e “Questo pugno”. Sono brani di esplicita e determinata militanza politica, di forte impatto emotivo, in cui lo sdegno per chi ha tradito, il senso della lotta e la celebrazione del simbolo si rarefanno in un unico tremito aulico. L’interpretazione del cantato di Malva cavalca a suo agio questo fuoco, che è corroborato e alimentato da quel mantice di note che è la chitarra creativa con cui Malva stessa ha realizzato tutte le musiche dell’album. A tal proposito è doveroso soffermarsi sul tipo di arrangiamento pensato e utilizzato per creare i fondali a tali trame: un arrangiamento minimalistico, essenziale, brassensiano, che si fregia anche di una rumoristica cinematografica, la quale a un tratto si trova addirittura – lei sola – a sostituirsi alla musica strumentale, creando un effetto molto appagante per l’ascoltatore. Lo affermo sull’onda del mio entusiasmo: una continuità filologica importante tra i Cantacronache di ieri e quello nuovo di oggi è storicamente rappresentato da questo disco, che non a caso ha come sugello il rifacimento di “Se non li conoscete” di Fausto Amodei, qui mutata nell’attuale “Se (ancora) non li conoscete”, il cui testo scritto da Malva è stato impreziosito dalla supervisione di Fausto Amodei stesso, azione che mi piace metaforizzare in quel passaggio di staffetta di cui ho vagheggiato all’inizio.
Dario Faggella
BIOGRAFIA MALVA
Malva, figlia d’arte di un appassionato jazzista e di un’illustratrice, sviluppa il suo amore per la musica già dalla prima infanzia, frequentando il locale jazz del padre, dove ha modo di conoscere e ascoltare dal vivo numerosi esponenti di punta del genere. Divoratrice di libri di ogni sorta, dilettante pittrice e con un debole per il cinema, decide di dedicarsi a tempo pieno alla poesia e all’arte di strada finché, nel
2007, decide di unire il suo amore per la musica a quello per la narrativa, iniziando di fatto a stendere le sue prime storie cantate. Nel 2012 inizia a insegnare musica nelle scuole elementari e medie e, nello stesso anno, inizia una felice corrispondenza con Margot Galante Garrone, la quale decide di includerla nel progetto di un futuro Nuovo Cantacronache. Attualmente Malva continua a insegnare musica e, all’uscita del Nuovo Cantacronache N.3, sta lavorando a futuri progetti musicali nell’ambito della canzone impegnata d’autore.