Ofeliadorme, “Secret Fires ” – Recensione
“Secret Fires” (Ala Bianca/Warner Music Italia) è l’ultimo lavoro del trio bolognese “Ofeliadorme”, il terzo, anticipato dal singolo “Alone with the stars”.
Francesca Bono (voce) Tato Izzia (synth) e Michele Postpischl (batteria), danno vita ad un lavoro intrigante ed interessante frutto di una gestazione di due anni tra il Galles e Londra, e la loro proposta raffinata e dal respiro internazionale, a cavallo fra pop, elettronica e rock, riflette magistralmente i caratteri dell’Ofelia di Rimbaud alla quale non a caso si ispirano: onirici, surreali, eleganti e minimali, gli Ofeliadorme si confermano con questo lavoro fra le realtà più notevolmente interessanti del panorama cantautorale italiano attuale, dimostrando di saper spaziare dal lirismo calibrato ed aggraziato, mai stancante, ad un sound più sporco e movimentato senza mai eccedere, evitando qualsivoglia sbavatura, ma mantenendo al contrario uno stile ben deciso e contemporaneo, fedele a sé stesso lungo tutte le otto tracce in inglese.
Un vero e proprio viaggio sonoro tra il suggestivo e l’irreale è questo bel disco ben confezionato, in cui il trio di Bologna mette in atto una dichiarazione d’intenti ben programmata e soprattutto non si lascia sfiorare dalle mode indie – pop del momento, il tutto piacevolmente condito dalla voce eterea della Bono, che riempie di significato e credibilità ogni singola parola dei testi, anch’essi molto originali e mai scontati; l’eterogeneità del lavoro è apprezzabile e ragionata, giungendo al risultato finale di un disco pretenzioso, non popolare ma che a ragione è in grado di sostenere e realizzare le aspettative alte e nobili dei tre.
Un lavoro curato nei minimi dettagli, in cui nulla viene lasciato al caso, né accennato e né trascinato, che comporta una fruizione dell’album in questione scorrevole e curiosa traccia dopo traccia, rilasciando un’atmosfera coinvolgente, dai contorni profondamente europei.
Tracce migliori: “Alone with the stars”, “Visions”, “Hairbrushings”
Voto: 8
Rancore, “SeguiMe/REMIND 2006” – Recensione
Si chiama “SeguiMe/REMIND 2006” ed è l’ultimo particolare progetto di Tarek Iurcich, sicuramente meglio noto ai più come Rancore, uno dei rapper romani che oramai si è fatto una larga strada in oltre dieci anni di carriera, a partire dal 2006 proprio con l’album d’esordio “Segui me” – uscito per l’etichetta indipendente ALTOent del rapper Hyst – a cui fa riferimento infatti “SeguiMe/REMIND 2006”,
Quella in questione è una pregevole versione “restaurata” dell’esordio del rapper capitolino all’epoca solo sedicenne, qui elegantemente arricchita di una “mini orchestra” formata da pianoforte, basso, chitarra, flauto e violino. Esperimento assolutamente e piacevolmente riuscito: questo nuovo vestito che Rancore fa indossare ad un album che già di per sé si rivelava fresco, originale, con un flow interessante e sempre sul pezzo, lungi dall’essere stantio o ripetitivo nel tempo, è qualcosa che funziona e che permea il lavoro discografico in questione anche di schegge più propriamente rock, energiche ed efficaci.
I testi di Rancore sono originalissimi, ironici, pungenti e di denuncia come vuole la sacra tradizione del rap, ma il merito di Rancore è quello di aggiungervi un lirismo quasi poetico che ammalia e che non stanca, facendolo emergere dalla moltitudine e dalla similitudine che spesso caratterizza molti suoi colleghi.
Una conferma quindi questa del giovane artista romano, che seppur giovane vanta collaborazioni con nomi del calibro di Fedez, Dj Myke, Marracash, Dargen D’Amico, Piotta, Big Fish, giusto per citarne alcuni, e che dimostra pertanto una maturità artistica assolutamente conclamata, che mette d’accordo pubblico e critica e che non manca di riservare sottigliezze stilistiche notevoli e di livello.
Tracce migliori: “Giovani artisti”, “Dal mio sguardo”, “Tutti dentro”
Voto: 8
